Dal governo
Papa Francesco: scelte concrete per promuovere la natalità. Meloni: sostegni a giovani e famiglie
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"Ridare impulso alla natalità vuol dire riparare le forme di esclusione sociale che stanno colpendo i giovani e il loro futuro. Ed è un servizio per tutti: i figli non sono beni individuali, ma persone che contribuiscono alla crescita di tutti, apportando ricchezza umana e generazionale". Lo ha scandito il Papa nel suo discorso agli Stati Generali della Natalità con la premier Giorgia Meloni. "La speranza - ha ricordato papa Francesco- si nutre dell’impegno per il bene da parte di ciascuno, cresce quando ci sentiamo partecipi e coinvolti nel dare senso alla vita nostra e degli altri. Alimentare la speranza è dunque un’azione sociale, intellettuale, artistica, politica nel senso più alto della parola; è mettere le proprie capacità e risorse al servizio del bene comune, è seminare futuro. La speranza genera cambiamento e migliora l’avvenire".
Bergoglio pensa agli “Stati generali della Natalità” – arrivati alla terza edizione – "come a un cantiere di speranza. Un cantiere dove non si lavora su commissione, perché qualcuno paga, ma dove si lavora tutti insieme proprio perché tutti vogliono sperare. E allora vi auguro che questa edizione sia l’occasione per “allargare il cantiere”, per creare, a più livelli, una grande alleanza di speranza. Qui è bello vedere il mondo della politica, delle imprese, delle banche, dello sport, dello spettacolo, del giornalismo riuniti per ragionare su come passare dall’inverno alla primavera demografica. Su come ricominciare a nascere, non solo fisicamente, ma interiormente, per venire alla luce ogni giorno e illuminare di speranza il domani. Non rassegniamoci al grigiore e al pessimismo sterile. Non crediamo che la storia sia già segnata, che non si possa fare nulla per invertire la tendenza. Perché – permettetemi di dirlo nel linguaggio che prediligo, quello della Bibbia – è proprio nei deserti più aridi che Dio apre strade nuove . Cerchiamo insieme queste strade!"
"Occorrono politiche lungimiranti - ha detto Bergoglio - . Occorre predisporre un terreno fertile per far fiorire una nuova primavera e lasciarci alle spalle questo inverno demografico. E, visto che il terreno è comune, come comuni sono la società e il futuro, è necessario affrontare il problema insieme, senza steccati ideologici e prese di posizione preconcette". "È vero che, anche con il vostro aiuto, parecchio è stato fatto e di questo sono tanto grato, ma ancora non basta. Bisogna cambiare mentalità: la famiglia - ha aggiunto - non è parte del problema, ma della sua soluzione. E allora mi chiedo: c’è qualcuno che sa guardare avanti con il coraggio di scommettere sulle famiglie, sui bambini, sui giovani? Non possiamo accettare che la nostra società smetta di essere generativa e degeneri nella tristezza. Non possiamo accettare passivamente che tanti giovani fatichino a concretizzare il loro sogno familiare e siano costretti ad abbassare l’asticella del desiderio, accontentandosi di surrogati privati e mediocri: fare soldi, puntare alla carriera, viaggiare, custodire gelosamente il tempo libero...".
Natalità e accoglienza, ha aggiunto il Pontefice, vanno di pari passo: "Ecco, la natalità, così come l’accoglienza, che non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c’è nella società. Una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno". Il Papa, a braccio, ha poi raccontato due aneddoti: "Due settimane fa il mio segretario attraversava la piazza e veniva una mamma col carrozzino: lui è un prete tenero, si avvicina. Era un cagnolino. Quindici giorni fa all'udienza io andavo a salutare, arriva una signora, la saluto e lei apre una borsa e dice, me lo benedice il mio bambino, un cagnolino: non ho avuto pazienza e l’ho sgridata, tanti bambini hanno fame, e lei col cagnolino!" Insomma, oggi c'è "una cultura poco amica, se non nemica, della famiglia, centrata com'è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia".
Papa Francesco ha quindi concluso: "Dopo aver condiviso queste preoccupazioni che porto nel cuore, vorrei consegnarvi una parola che mi è cara: speranza. La sfida della natalità è questione di speranza. Ma attenzione, la speranza non è, come spesso si pensa, ottimismo, non è un vago sentimento positivo sull’avvenire. Non è illusione o emozione; è una virtù concreta. E ha a che fare con scelte concrete".
"Vincere l'inverno demografico è combattere qualcosa che va contro le nostre famiglie. Noi faremo fino in fondo la nostra parte", ha assicurato dal canto suo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento agli Stati generali della natalità, rivolgendosi direttamente a papa Francesco, seduto accanto a lei sul palco. Per la premier "parlare di natalità è un atto rivoluzionario". E, ha aggiunto: "Vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna, che non sia un tabù dire che la natalità non è in vendita, che l'utero non si affitta".
"I figli sono la prima pietra della costruzione di qualsiasi futuro - ha aggiunto Meloni -. Il lavoro che questo obiettivo richiede investe moltissimi ambiti. Se le donne non avranno la possibilità di realizzare il proprio desiderio di maternità senza dover rinunciare alla realizzazione professionale, non avranno libertà. Se i giovani non avranno la possibilità di comprare una casa nella quale ambire a crescere i loro figli, se i salari saranno così bassi da frenare lo slancio di mettere in piedi una famiglia, se tutto questo e molto altro non verrà affrontato con dedizione sarà impossibile raggiungere l'obiettivo che tutti ci prefiggiamo".
"Vogliamo scommettere su un governo che accompagni e non diriga, vogliamo scommettere su tante famiglie e tanti giovani - ha concluso la premier - . Crediamo che l'ottimismo e l'entusiasmo siano la più grande benzina che si può mettere nel motore della società. Le crisi non hanno di per sé una connotazione negativa, come ci insegna Papa Francesco. Dove non c'è crisi non c'è vita e non c'è rinascita. La crisi è il motore dell'azione e della responsabilità".
Gigi De Palo, presidente della Fondazione della Natalità e organizzatore degli Stati Generali, ringraziando papa Francesco e Meloni, ha rilanciato la sfida: "Provare a darci un obiettivo strategico di Paese per i prossimi 10 anni capace di andare oltre i Governi. Una campagna sociale, culturale, economica, politica, mediatica e sanitaria. Una sorta di PNRR italiano. Un piano Marshall per far ripartire la natalità. Un patto che ci coinvolga tutti. Quale? Arrivare a quota 500 mila nuovi nati entro il 2033. Proviamoci. Un pezzetto alla volta. Tutti insieme".
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