Dal governo
Migranti e diritto alla salute: le dimissioni di Vella dall'Aifa tra consenso e silenzi
di Red.San.
24 Esclusivo per Sanità24
Prima l'assistenza sanitaria, le cura alla persona, poi le scelte politiche ed economiche. Sull'onda di questo principio «inderogabile», denunciato a gran voce nel caso dei migranti imbarcati sulla nave Diciotti, sono arrivate sabato scorso le dimissioni del presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Stefano Vella. «Non mi è possibile tollerare come medico e di presiedere un ente di salute pubblica - ha detto - in questo momento in cui persone vengono trattate in questo modo sul nostro territorio, dove esiste un sistema universalistico di garanzia della salute».
In coerenza con le critiche al governo, il presidente Aifa si è dimesso inviando una lettera al ministro della Salute, Giulia Grillo e alla Conferenza delle Regioni. «La nave Diciotti è territorio italiano - ha spiegato Vella - . Sul territorio italiano noi non possiamo rifiutare le cure a nessuno, ce lo dice la Costituzione. La Costituzione dice che la Repubblica si prende cura della salute delle persone, per obiettivi individuali e collettivi, all’articolo 32. E dice anche che offre cure gratuite agli indigenti».
Si tratta di dimissioni improvvise e clamorose che rischiano di aprire un vuoto di potere all'interno dell'Agenzia. Il 4 settembre, infatti, scadrà anche il mandato del direttore generale Mario Melazzini per il quale il ministero della Salute ha raccolto una novantina di candidature ma ancora non ha deciso nulla. «All’Aifa - assicura il ministero - sarà in ogni caso garantita come è prassi costante la piena continuità operativa, senza alcun pregiudizio per i pazienti».
La lettera di Vella al ministro Grillo e agli assessori alla Salute
Curare le persone al di là della provenienza e del colore. E' questo il compito del medico ribadito da Vella nella lettera di dimissioni ancora in attesa di valutazione da parte di Lungotevere Ripa. «Gli ultimi accadimenti, a partire dalla nave Aquarius fino al pattugliatore Diciotti, per giorni bloccato nel porto di Catania con uomini e donne ai quali è stata negata la possibilità di ricevere cure che sono indispensabili, e che vivono in una intollerabile condizione igienica e sanitaria, anche in base a numerose e autorevoli testimonianze, compresa quella del Procuratore della Repubblica di Agrigento, espongono il nostro Paese a severe critiche internazionali sul piano umanitario e mettono in dubbio la civiltà di cui siamo portatori», ha scritto Vella nella sua lettera.
«Questa sequenza di fatti rende deontologicamente incompatibile la mia permanenza ai vertici di una Istituzione che si occupa di salute, inclusa quella delle persone più fragili e marginalizzate - ha aggiunto - . Non è mia intenzione, ovviamente, in questa sede, entrare nelle scelte politiche di un Governo legittimamente eletto dai cittadini del nostro Paese. Un Governo che, tuttavia, nel portare avanti il condivisibile principio di un'equa accoglienza dei migranti tra tutti gli Stati dell'Ue, mette di fatto a repentaglio la vita di persone che hanno avuto la sventura di nascere in Paesi economicamente svantaggiati».
Vella ha ricordato, dunque, che «l'Italia è un Paese che vanta uno dei pochi sistemi sanitari universalistici al mondo, e che supporta l'Organizzazione mondiale della sanità nella battaglia per l'accesso universale alla salute. «Intendo aggiungere la mia voce - ha concluso - per tenere alto, anche a livello internazionale, l'impegno italiano nel proteggere e aver cura della salute di tutti coloro che vivono o passano sul nostro territorio». Principi che non possono essere messi in discussioni, secondo Vella, e che rischiano oggi di cancellare i valori di cui finora l'Italia si è fatta portavoce.
Aceti (Cittadinanzattiva): la scelta di Vella coerente con la professione medica
Numerose le reazioni suscitate dalle clamorose dimissioni di Vella . Sulla vicenda è intervenuto il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva con una forte presa di posizione: «Quella di Vella è una scelta che comprendiamo e rispettiamo perchè è coerente con la sua storia, con i principi che ispirano la professione medica e con il concetto di tutela della salute sancito dalla Costituzione e dalla Legge istitutiva del Ssn», ha dichiarato il coordinatore nazionale Tonino Aceti. L'articolo 32 della Costituzione prevede il
fondamentale diritto alla tutela della salute dell'individuo. «A maggior ragione -aggiunge Aceti - questo è il concetto di diritto alla salute che ogni ministro della repubblica italiana deve garantire. Un diritto che il nostro Movimento tutela da 40 anni e che vuole continuare a salvaguardare oggi e in futuro».
Il commento della Federazione degli Ordini dei medici
Dal canto suo la Federazione degli Ordini dei medici ha ringraziato in una nota i camici bianchi in prima linea e ha espresso «sostegno a tutti i medici che si indignano per le discriminazioni e si battono per i diritti fondamentali dell'uomo».
E solidarietà a Vella è arrivata anche dall'ex ministro della Sanità Livia Turco che si è dimesso «in segno di dissenso e protesta nei confronti della dissennata politica del
governo verso gli immigrati, disumana fino al punto di calpestare il bene fondamentale che è quello della salute». «Di fronte allo squallore disumano di questi giorni - ha aggiunto - la scelta da parte di un medico che ha dedicato la sua vita alla promozione della sanità pubblica, alla lotta contro le diseguaglianze nella salute ed alla tutela della salute dei migranti sia in Italia che nei loro paesi di provenienza, di lasciare un importante incarico come la Presidenza dell'Aifa è un esempio impegnativo ed importante».
Mangiacavalli (Fnopi): in 10 anni assistiti 100mila migranti
Ed è scesa in campo anche Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri (Fnopi) che ha lanciato un appello perché si metta la salute davanti a tutte le esigenze, siano esse politiche, economiche o sociali, rispetto alla situazione attuale dei migranti che si affacciano al territorio italiano. «Vogliamo sottolineare – afferma - che ci sono situazioni in cui l’assistenza sanitaria non può abdicare a scelte che mettono in pericolo la salute». «L’infermiere - ha spiegato - conosce i valori che influenzano la relazione terapeutica per poter assicurare un’assistenza competente. Per questo gli infermieri che si trovano nelle condizioni di dover intervenire in queste situazioni hanno esperienze e competenze specifiche e negli ultimi 10 anni sono stati tra i primi a prendere in carico oltre 100mila migranti e rifugiati».
«Per questo non entriamo nel merito di scelte politiche – ha concluso la presidente Fnopi - ma lanciamo un appello: il diritto costituzionale alla salute e l’universalismo del nostro Servizio sanitario nazionale non possono essere dimenticati nel momento in cui qualcuno nei confini del nostro Paese ha bisogno di assistenza e soccorso per la sua salute, anche perché curare i singoli equivale a curare e proteggere tutta la comunità».
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