Aziende e regioni
Cronicità in Lombardia, così va corretta la rotta per migliorare la presa in carico
di Gabriella Levato *
24 Esclusivo per Sanità24
Fimmg Lombardia da sempre è intervenuta nei confronti della Regione, in modo proattivo, segnalando le criticità del processo di presa in carico e proponendo soluzioni concrete anche se non sempre le nostre proposte sono state recepite dal governo regionale.
In premessa, va riconosciuto come quello di Regione Lombardia sia stato il primo e
concreto tentativo di attuazione del Piano nazionale della cronicità, i cui contenuti sono condivisibili e la cui attuazione sembra imprescindibile per affrontare e rendere sostenibile la sfida comune a tutto il mondo occidentale dell’emergenza che si è creata in seguito al mutamento del quadro epidemiologico e demografico della nostra popolazione.
Molti hanno contestato la scelta di affidare a soggetti “gestori” l’organizzazione dell’assistenza e i rapporti con la filiera di erogazione, in alternativa ai distretti, in Lombardia sostanzialmente inesistenti. Sostenere questa posizione significa contestare radicalmente e inutilmente tutte le scelte programmatorie della nostra Regione e, nell’attuale assetto organizzativo, assume le caratteristiche di un’attività oscillante tra l’esercizio accademico e la strumentalizzazione politica.
Quello che è necessario valutare è la coerenza tra ruolo istituzionale e caratteristiche dei diversi gestori e l’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere. Le cooperative dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta sono lo strumento che attualmente e in modo più efficace ha consentito la partecipazione dei professionisti alla gestione dei processi organizzativi.
Le cooperative sono gli unici soggetti che, prima con la sperimentazione Creg e poi con la presa in carico (Pic), hanno saputo sviluppare significativi volumi di attività, mettendo a disposizione della categoria risorse per meglio gestire e misurare la propria attività clinica. La propensione dei medici ad associarsi in cooperativa è risultata di grande rilevanza (quasi il 50%) se si considera la non obbligatorietà e la modifica di processi organizzativi ad essa sottesa. Non è pensabile tuttavia che tutti i medici di famiglia e tutti i pediatri di libera scelta, per le più svariate ragioni, scelgano tale modello.
Emerge quindi la necessità di valorizzare anche la figura del medico di famiglia “cogestore” che inizialmente Fimmg Lombardia non aveva considerato una reale alternativa. La numerosità e la “bio-diversità” dei soggetti gestori previsti dalle delibere regionali pone il medico di fronte a modelli eterogenei che sente spesso estranei alla sua collocazione professionale e difficilmente identificabili in un processo di collaborazione/appartenenza.
La stesura e il riconoscimento economico del Pai (Piano assistenziale individuale) risultano parte di una frammentazione professionale tipica della cultura specialistica e condizionata da un modello aziendale volto alla “produzione di prestazioni e priva delle motivazioni insite invece nel modello cooperativo. Inoltre, mentre le cooperative dei medici hanno significativamente investito in software in grado di facilitare la redazione dei Pai in coerenza con l’attività del medico di famiglia o del pediatra di libera scelta, gli altri gestori si sono limitati ad offrire interfacce informatiche a volte obsolete.
Appare quindi necessario facilitare il ruolo dei cogestori, limitando il numero dei gestori alle Asst ed eventualmente a qualche erogatore privato accreditato a contratto, che recepisca concretamente questa mission e metta a disposizione reali risorse organizzative. È necessario poi che Regione Lombardia metta in campo tutti i necessari interventi per adeguare gli Accordi collettivi nazionali in modo da renderli compatibili con il modello lombardo e intervenga sugli accordi integrativi regionali mirando adeguatamente le risorse incentivanti disponibili, ad esempio le indennità di governo clinico, senza disperderle su attività e di scarsa efficacia clinico/assistenziale.
È inoltre indispensabile mettere in campo nuove risorse, parte delle quali rivolte direttamente al sostegno e all’organizzazione oltre che del gestore, degli studi dei medici di famiglia, che necessitano in modo drammatico del supporto diretto di infermieri e di personale di studio, oltre all’apporto organizzativo che si è implementato all’interno del soggetto gestore: la sostenibilità stessa della riforma lombarda sulla cronicità non può prescindere dalla sostenibilità a breve dell’attività dei medici di famiglia.
Senza un intervento immediato sul ricambio generazionale che porti ad almeno 200 i posti al corso di formazione specifica di medicina generale e quindi garantisca per il prossimo futuro un rapporto medico-assistiti di almeno 1:2000 (ricordiamo che oggi è di 1:1500 e senza un adeguato intervento si rischia di arrivare a 1:3000). Senza questi interventi e senza la riforma, tutto il nostro servizio sanitario rischia di affondare perdendo il carattere di universalità che ancora e a fatica riesce a garantire. I tempi sono così stretti che in ogni caso sarà necessario prevedere un periodo emergenziale, durante il quale la riforma non potrà certo considerarsi a regime ma resterà necessariamente confinata in un processo parzialmente sperimentale.
Sarà anche necessario facilitare i processi di integrazione nella presa in carico dei giovani medici da poco inseriti. La figura del "clinical manager” ospedaliero che ha dimostrato nei fatti la sua inappropriatezza sia in termini di numero che di contenuti, ma soprattutto di formazione andrebbe a nostro avviso cancellata. L’esigua minoranza di pazienti, non tanto pluripatologici ma monopatologici complessi, destinati a essere gestiti nel solo ambito ospedaliero potrebbe continuare a essere seguita con le modalità tradizionali che, per tale tipologia di assistenza, potrebbero risultare più efficienti ed efficaci. Ci aspettiamo un atto di Regione Lombardia che definisca in modo esplicito ruoli e responsabilità professionali dei diversi soggetti coinvolti nella filiera del processo di presa in carico, onde evitare dubbi e conflitti riconducendo le diverse attività ai ruoli previsti dalla legge Gelli-Bianco sulla responsabilità professionale. Su questi temi Fimmg Lombardia richiama l’attenzione di tutti coloro che hanno a cuore il processo di riforma dell’assistenza sanitaria nella nostra Regione.
* segretario regionale Fimmg Lombardia
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