Sentenze
Cassazione, il primario in ferie non è responsabile degli errori dei sostituti
di Paola Ferrari
Il primario che si trova in ferie e non ha avuto diretto rapporto con il paziente, in alcuna delle fasi di cura, non è oggettivamente responsabile per il ritardo diagnostico ed eventuale errato intervento dei sostituti. Lo mette in chiaro la sentenza 6438/2015, depositata il 31 marzo, emessa dalla terza sezione della Cassazione che ha totalmente riformato il precedente della Corte d’appello dell'Aquila che condannò il professionista. Non può, di conseguenza, essere accolta l’opinione espressa dalla difesa del paziente, secondo cui il primario del reparto risponde in ogni caso, ai sensi dell'art. 7 del Dpr 7/1969, in quanto ha la responsabilità dei malati della divisione, posto che tale responsabilità si configura come obiettiva, mentre, nell'evoluzione giurisprudenziale intorno al contatto sociale e alla coesistenza tra la funzione apicale del reparto e la sua organizzazione, la responsabilità civile attiene alla imputabilità soggettiva dell’inadempimento, che manca all’origine nel caso in cui il primario non abbia seguito nessuna fase del ricovero.
La differenza tra diagnosi e organizzazione dei servizi
Nella fattispecie, gli eredi di una paziente operata in un ospedale e poi deceduta, rivolsero richiesta risarcitoria nei confronti del primario e della struttura per l'infezione da «Phlegmasia cerulea dolens» contratta successivamente all'intervento la cui sottovalutazione portò all'amputazione della gamba. La domanda venne posta sul rilievo della responsabilità da contatto sociale e per l'affidamento a una struttura medica ospedaliera inefficiente e disorganizzata della quale, secondo gli attori, il primario era comunque responsabile benché assente. L’art. 7 del Dpr 128/1968 stabilisce che il primario ha la responsabilità di vigilare sull'attività e sulla disciplina del personale e ha la responsabilità dei malati. Ma la disciplina, per gli ermellini, non si trasforma in una responsabilità oggettiva su quanto avvenga al di fuori del suo controllo.
Se è vero che la responsabilità del primario sussiste anche quando è in ferie, è però illogico pensare che la responsabilità sussista «per il semplice fatto di essere primario». Nel caso in questione, infatti, non erano implicati atti di organizzazione che potevano avere influito sull’esito clinico. Ma atti clinici ai quali il medico, in ragione della sua assenza, non aveva partecipato e, di conseguenza, erano fuori dal suo dominio. I fatti ricadono sui medici che hanno seguito la paziente sui quali ricade l'imputabilità soggettiva dell’inadempimento.
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