Aziende e regioni
Progetti anti-violenza, Fiaso lancia l'operazione «Codice Rosa Bianca». Grosseto capofila
di Rosanna Magnano
L'obiettivo è di infrangere paura e silenzio, impedire che le vittime di violenza si sentano sole, offrendo loro il giusto sostegno e un'assistenza adeguata. Lo strumento: una task force composta da sanitari di Asl e ospedali, Procure e Forze dell'Ordine per garantire aiuto e giustizia ai 3 milioni di donne, anziani, bambini, portatori di handicap e omosessuali ogni anno vittime di abusi in Italia. E' il "Codice Rosa Bianca", il progetto che da quasi cinque anni è realtà nella Asl 9 di Grosseto e che ora Fiaso (la Federazione di Asl e Ospedali) promette di esportare in tutta Italia, grazie a un protocollo sottoscritto il 16 dicembre con l'Azienda toscana, che farà da capofila per le altre Asl. L'evento di presentazione ha avuto il patrocinio del Ministero della Salute, del Ministero della Giustizia e del Dipartimento per le Pari Opportunità.
Il percorso "Codice Rosa Bianca". «Il problema dell'assistenza e delle denunce – spiega Vittoria Doretti, dirigente medico anestesista, "madre" del pronto intervento anti-violenza destinato – parte proprio dalla trincea dei pronto soccorsi, perché quando ci si rivolge alle Forze dell'Ordine, ai consultori o ai centri anti-violenza si ha già la coscienza di essere vittima di violenza. Ma così non è nella stragrande maggioranza dei casi, i milioni di abusi fantasma, che restano senza denuncia ogni anno e che lasciano le vittime sole con il loro dolore».
La Asl grossetana in pochi anni è passata da 2 a 450 segnalazioni. Il lavoro di squadra, che a Grosseto è composta da 40 persone tra medici, sanitari, forze dell'ordine, volontari, psicologi e assistenti sociali, comincia dal triage. «Qui il personale opportunamente formato a riconoscere i segnali di un trauma da abuso – spiega Doretti – capisce quando è necessario assegnare anche un altro codice. A quel punto si avvia un percorso basato sulla semplificazione delle procedure e il dialogo tra le parti, con una attenzione particolare alla tutela della riservatezza. La sospetta vittima viene accompagnata in una stanza dedicata che garantisce tranquillità ed è dotata di tutto ciò che si rende necessario per la visita e l'eventuale accesso in borghese di polizia o carabinieri, per raccogliere testimonianza o denuncia. Qui personale medico e infermieristico, con alle spalle una solida formazione e continui aggiornamenti, arriva già informato di tutto quanto dichiarato in sede di accoglienza al Pronto soccorso, così come ogni successivo specialista».
Questo per impedire lo stillicidio di domande ripetute all'infinito che acutizzano il trauma o anche solo per fare in modo che la vittima non debba sentir dire «questo non è di mia competenza», spiega Doretti. Durante tutto l'iter la vittima non resta mai sola e se necessario, si fissa subito il primo appuntamento al consultorio o con un assistente sociale.
L'assistenza psicologica scatta invece nella presa in carico successiva, dove entrano in gioco anche i centri anti-violenza o altre associazioni di aiuto.
«Un percorso a costo zero, che ha consentito di far emergere 450 casi di violenza sessuale e domestica l'anno, contro gli appena due casi in tre anni segnalati prima del 2009. Un andamento che si è ripetuto anche negli altri pronto soccorsi della Toscana, dove il progetto è attivo dal 2014», spiega il Direttore generale della Asl di Grosseto, Fausto Mariotti.
Che ricorda anche l'impegno profuso dall'Azienda per formare la task force, «soprattutto nella comunicazione e la relazione con la persona abusata, sia adulta che minore».
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «50 milioni per l'assistenza psicologica alle donne vittima di violenza». «Il Ministero, attraverso l'ufficio prevenzione - ha dichiarato la ministra della Salute beatrice Lorenzin - ha già stabilito le modalità di formazione del personale dedicato e una centrale unica per le informazioni che devono arrivare dai pronto soccorso. La procedura va condivisa con le politiche sociali e il protocollo dovrà essere poi recepito dalle Regioni. Se il fondo sanitario non verrà intaccato, nel 2015 verranno reperite le risorse necessarie. Nel frattempo, nelle linee guida stabilite dal Ministero della Salute, è previsto uno stanziamento di 50 milioni di euro per l'assistenza psicologica alle donne vittime di violenza».
Andrea Orlando, Ministro della Giustizia: «Esportare in tutta Italia Codice rosa bianca». «Devono essere intraprese azioni concrete per incoraggiare le donne a denunciare le violenze e per garantire loro l'accesso alla giustizia. E in questa prospettiva si muove 'Codice Rosa bianca', che vede la cooperazione istituzionale tra aziende sanitarie locali, forze di polizie, Procure della Repubblica», ha dichiarato alla Camera il ministro di Grazie e Giustizia, Andrea Orlando. Che auspica «possa essere generalizzato in tutta Italia il modello sperimentato con successo in Toscana».
Francesco Ripa di Meana (Presidente Fiaso): «Contro la violenza più impegno e meno sdegno». «Più impegno e meno sdegno. È la molla che dovrebbe muovere tutto il sistema amministrativo pubblico - commenta il Presidente di Fiaso, Francesco Ripa di Meana - ma che è la vera spinta a promuovere iniziative come Codice Rosa Bianca. Con il protocollo firmato oggi, contiamo, grazie a un effetto domino, di portare questa rivoluzione contro gli abusi ai più deboli nella maggior parte delle nostre Aziende sanitarie pubbliche. Tanto più sapendo di poter contare sulla professionalità e la passione dei nostri sanitari. Gli stessi che hanno reso possibile a Grosseto quello che molti all'inizio giudicavano un sogno di pochi visionari».
I numeri degli abusi in Italia. Nel 2013 ogni due giorni una donna è stata vittima di femminicidio, si è ricordato nella giornata nazionale del contrasto alla violenza proprio contro le donne. Ma le vittime dei soprusi al maschile sono molte di più: oltre un milione. E spesso di tratta di abusi perpetuati più volte, fino a raggiungere la spaventosa cifra di 14 milioni di grandi e piccoli atti di violenza, stima un'indagine condotta da "We World Intervita" nell'ambito della campagna "Le parole non bastano più". La Caritas e la Fondazione Zancan hanno un altro triste conteggio, quello delle donne che hanno subito uno stupro o un suo tentativo. In tutto 714mila e solo all'1,3% di quelli non riusciti e al 32% di quelli purtroppo avvenuti fa seguito una denuncia.
Non c'è però solo l'universo femminile a contare le vittime degli abusi. Quelli denunciati sui minori sono stati 4.300 lo scorso anno. Ma si tratta della punta di un iceberg. Altri studi parlano di una percentuale tra il 3 e il 10% di anziani vittime di violenze. Tra i 300mila e il milione di casi in Italia, sembra scatenati soprattutto da disturbi del comportamento o incontinenza urinaria. Il conteggio degli abusi sui più deboli continua con le vittime di violenze omofobe o sui disabili. Ora la nuova alleanza tra Asl, Procure e Forze dell'Ordine promette una piccola «rivoluzione».