Medicina e ricerca
Enea-Nonofaber: realizzato un cerotto multistrato e biodegradabile per curare le lesioni della pelle
di Davide Madeddu
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Le lesioni della pelle curate con un cerotto biodegradabile che agisce pelle grazie a un unguento incorporato nelle sue nano fibre. A metterlo a punto sono stati i ricercatori dell’Enea con quelli della spin off Nanofaber. Per la realizzazione del cerotto multistrato e biocompatibile, come sottolinea Antonio Rinaldi, ricercatore Enea e co fondatore di Nanofaber, «è stata impiegata una tecnica innovativa, chiamata elettro filatura o electrospinning». Si tratta di un processo produttivo utilizzato in ambito industriale scientifico che «serve a produrre membrane nanostrutturate che consentono di incapsulare il medicamento e di rilasciarlo in modo graduale e controllato, una volta a contatto con la ferita».
Il cerotto è composto, nei due lati esteri da un materiale sintetico biocompatibile utilizzato in ambito medico, mentre all’interno c’è (brevettato dall’Enea) un fitounguento per la rigenerazione della pelle lesionata, «e si basa su una formulazione di origine naturale costituita da olio di Neem ed estratto oleoso di fiori di iperico».
«Per poter sfruttare al meglio il meccanismo rigenerativo dell’unguento o semplicemente aumentarne il campo di applicazioni abbiamo studiato strategie innovative per controllarne il rilascio graduale e ottimale rispetto alle fasi di rigenerazione del tessuto cutaneo - sottolinea Anna Negroni, ricercatrice del Laboratorio di Tecnologie biomediche-. Grazie alla collaborazione con Nanofaber è nato un nuovo concept di cerotto biomedico che conserva le proprietà terapeutiche dell’unguento e ne garantisce una migliore biodisponibilità attraverso il rilascio graduale, molto utile per una più efficace e corretta gestione della guarigione delle lesioni cutanee. E a breve dovremmo passare a una sperimentazione preclinica per valutarne l’efficacia anche in vivo».
Per verificare l’efficienza di incapsulazione e di rilascio del principio attivo da parte del cerotto, i ricercatori hanno effettuato accurate indagine spettroscopiche e cromatografiche. La validazione dell’efficacia terapeutica, invece, è stata condotta mediante test in vitro di biocompatibilità, citotossicità e di migrazione cellulare. I risultati, come specificano i ricercatori, «dimostrano che il fitounguento elettrofilato non produce effetti negativi sulla vitalità cellulare ma è in grado di migliorare l’efficacia di guarigione della ferita, come dimostrato dallo scratch test che ha simulato la presenza di una ferita su un monostrato di cellule indotta mediante l’esecuzione di un graffio».
«Abbiamo riscontrato che le cellule cresciute sulla membrana contenente il medicamento incapsulato riparano la ferita più velocemente rispetto alla membrana vuota - conclude la ricercatrice - . Inoltre, la messa a punto dello scratch test condotto nello studio è esso stesso un risultato della ricerca perché ha permesso di ottenere un modello di guarigione della ferita in vitro, che consente uno studio time-lapse e di potenziale interesse generale per la bioingegneria e biotecnologia».
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