Medicina e ricerca
Preoccupa la crescente resistenza agli antibiotici: in Italia infezioni sopra la media
di Paolo Grossi (docente Malattie infettive, Università dell'Insubria e direttore Malattie Infettive e Tropicali Ospedale Circolo di Varese)
Fin dal loro primo apparire gli antimicrobici e più specificatamente gli antibiotici e gli antifungini, sono stati salutati come l'arma definitiva contro i microorganismi e le malattie che ad essi erano direttamente imputabili.
Purtroppo tale ottimistica previsione venne rapidamente smentita perché cancellata dalle cosiddette resistenze microbiche, ovvero quel meccanismo, o meglio quei meccanismi, che in special modo i batteri, ma non solo loro, sono in grado di attivare e che rendono le molecole antimicrobiche sostanzialmente prive di azione.
Per questa ragione le patologie infettive, lungi dall'essere state debellate, continuano a rappresentare una priorità per la sanità pubblica, in particolare in ambito ospedaliero.
Le infezioni ospedaliere rappresentano infatti la complicanza più frequente e grave dell'assistenza sanitaria. Anche se in Italia non esiste un sistema di sorveglianza stabile, sono stati condotti numerosi studi multicentrici di prevalenza. Sulla base di questi e delle indicazioni della letteratura, si può stimare che in Italia il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un'infezione ospedaliera.
Infezioni in crescita: Italia paese a rischio
Ogni anno, quindi, si verificano in Italia 450-700 mila infezioni in pazienti ricoverati in ospedale (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi). Di queste, si stima che circa il 30% siano potenzialmente prevenibili (135-210 mila) e che siano direttamente causa del decesso nell'1% dei casi (1350-2100 decessi prevenibili in un anno).
Ad aggravare il quadro contribuiscono sia le già citate resistenze microbiche, che stanno sempre un passo avanti la ricerca farmacologica, sia le condizioni di alcune popolazioni di pazienti quali ad esempio gli immunodepressi e gli anziani politrattati.
Un'esauriente e preoccupante fotografia della realtà nel nostro paese ci viene fornita dal report Ecdc del 2014 sullo studio delle antibiotico resistenze a livello europeo, che mostra come:
• l'Italia è fra i primi paesi in Europa per il volume di antibiotici usati nell'uomo, ed è di gran lunga al primo posto per quanto riguarda l'uso di antibiotici in agricoltura e negli allevamenti;
• in Italia l'antibiotico resistenza è tra le più elevate in Europa ed è quasi sempre al di sopra della media europea;
• nel quadriennio 2010-2013 nelle specie Gram-negative si è osservato un trend delle resistenze in aumento che riguarda: fluorochinoloni, cefalosporine di terza generazione e aminoglicosidi per E. coli e K. pneumoniae; piperacillina+tazobactam, ceftazidime, aminoglicosidi per P.aeruginosa;
• drammatico è stato l'aumento della resistenza ai carbapenemici per K. pneumoniae (KPC): da meno dell'1% nel 2008 al 34% nel 2013;
• i dati per i Gram-positivi sono stabili, ma elevati: 14% la resistenza alla penicillina e 25% ai macrolidi in S. pneumoniae; 36% la resistenza alla meticillina per S. aureus;
• le resistenze sono più alte al Centro e al Sud rispetto al Nord Italia, strettamente in relazione con il maggior consumo umano di antibiotici registrato in queste aree geografiche.
L'aumento della resistenza, la pressione esercitata per ridurre l'utilizzazione di antimicrobici, le condizioni di mercato poco incoraggianti, nonché la messa a punto sempre più difficile e costosa di nuovi antibiotici efficaci non hanno favorito gli investimenti in questo campo. Ne consegue che il numero di nuovi antibiotici in fase di sviluppo è esiguo.
Lo sviluppo del commercio e dei viaggi attraverso il mondo favorisce la propagazione, tra paesi e continenti, della resistenza antimicrobica, che costituisce quindi un problema mondiale di sanità pubblica.
Nasce quindi l'esigenza imprescindibile di avviare e sostenere adeguate strategie di prevenzione, di corretto utilizzo delle risorse farmacologiche inquadrate all'interno di percorsi terapeutici codificati e, infine, di costante monitoraggio del loro impiego e dell'andamento epidemiologico dei microorganismi e delle loro resistenze.
La definizione di tali strategie, già avviate da tempo e con successo soprattutto nei riguardi delle infezioni sostenute da virus, nello specifico HIV e HCV, rappresenta il cuore della manifestazione che si svolge oggi a Milano e che vede la partecipazione di un'audience multidisciplinare e rappresentativa di tutti coloro che sui versanti clinico, amministrativo e normativo sono direttamente coinvolti con le infezioni ospedaliere e le urgenti problematiche ad esse connesse.
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