Medicina e ricerca
Medicina personalizzata: una realtà per i pazienti europei in attesa di linee guida
di Gabriella Pravettoni (ordinario di Psicologia delle decisioni Università Statale di Milano e Direttore della Divisione di Psicologia IEO) e Filippo De Braud (direttore Dip.to Oncologia Istituto Nazionale dei Tumori e docente di Oncologia medica all'Università Statale di Milano)
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Medicina di precisione significa personalizzare la strategia terapeutica, portando alla cura dei pazienti la miglior scienza disponibile, dati e tecnologie di avanguardia per ottenere una diagnosi e un follow-up migliori rispetto al modello generico. Un percorso di cura che considera il profilo biologico del paziente ma con altrettanta attenzione anche la sua dimensione personale, sociale e culturale, e che per questo fa costantemente riferimento al contributo delle scienze psicologiche.
La medicina personalizzata funziona, non vi sono dubbi, ottiene ottimi risultati sul paziente, in oncologia soprattutto ma non solo, e in più giova alla spesa sanitaria nazionale, perché riduce il ricorso a terapie non necessarie e costose. Nonostante questo, stenta ad affermarsi perché le interazioni e gli elementi coinvolti per assicurare l’accesso a questa nuova forma di trattamento sono estremamente complessi. Dei nodi, numerosi, ancora da sciogliere, si sta occupando attivamente la European Alliance for Personalised Medicine, Eapm, con sede a Bruxelles, che dal 2013 lavora all’integrazione della medicina personalizzata nel sistema sanitario europeo. I passi avanti non sono mancati: Eapm è riuscita ad includere la medicina personalizzata nella legislazione recente per i test clinici, la ricerca e, nel luglio scorso, con una comunicazione della Commissione europea sulla Data Driven Economy. Inoltre, nel 2014 la presidenza italiana Ue ha posto i pazienti al centro delle conclusioni del Consiglio, sostanzialmente volte a realizzare il potenziale dei nuovi trattamenti, riconoscendo che occorre agevolare “la trasformazione dei progressi scientifici in medicinali innovativi”.
Tuttavia, le barriere restano ed è per questo che Eapm ha riunito all'Università Statale di Milano nei giorni scorsi associazioni di pazienti, medici, ricercatori e decisori politici per fissare un termine alla definizione di linee guida comuni europee e per identificare le principali criticità che ancora impediscono che “la cura giusta per il paziente giusto nel momento giusto” venga resa disponibile per tutti i 500 milioni di cittadini europei dei 18 stati membri (High-level conference on Personalised Medicine in Milan, University of Milan, 7 march 2016).
Il meeting milanese ha posto l’accento sulla necessità di intervenire urgentemente per modificare l’attuale approccio dell’assistenza sanitaria in varie aree. Fondamentale è agire a livello normativo: prevedere una semplificazione delle procedure per poter far fronte rapidamente alle terapie personalizzate, adattare la registrazione dei farmaci ai nuovi progetti di sperimentazioni cliniche che studiano nuove molecole mirate e relativi biomarcatori e migliorare la coordinazione per ridurre il rischio della frammentazione o duplicazione della ricerca in Europa. È urgente anche adeguare la formazione del personale sanitario, aumentando il livello di consapevolezza sulle potenzialità della medicina personalizzata, ed intraprendere attività di sensibilizzazione dei pazienti sui vantaggi di questa forma di trattamento: un punto questo sul quale il nostro paese è in posizione di vantaggio nello scenario europeo, grazie all’attivismo delle molte associazioni di pazienti e grazie anche ad iniziative come la “Cattedra di umanità” istituita alla Statale di Milano, che per la prima volta in Italia ha inserito nel percorso di formazione di medici e infermieri le competenze necessarie per impostare con il paziente una relazione autentica, basata sulla fiducia e lontana da ogni schema paternalistico.
I pazienti europei devono essere più coinvolti in ogni aspetto della loro salute, dal rimodellamento della sperimentazione clinica alla legislazione e in tutte le questioni che li riguardano in prima persona, compresa quella, rilevantissima, dei dati personali. I biomarcatori basati su dati genetici hanno un rilievo etico in relazione alla diffusione dei dati: data la specificità della medicina personalizzata, la legislazione dovrebbe creare un'infrastruttura nella quale le informazioni genetiche siano disponibili in un contesto regolamentato. Attualmente le politiche nazionali sono concentrate sulla protezione dei dati ma bisognerebbe lavorare anche sulla responsabilizzazione dei pazienti e il loro accesso ai propri dati, varando legislazioni etiche ed attuabili, che mettano i pazienti a proprio agio con la diffusione delle informazioni personali.
Più in generale, il raggiungimento degli obiettivi della medicina personalizzata richiederebbe un allineamento tra i diversi standard di assistenza sanitaria nei vari stati membri e, come succede in Italia, anche all'interno della stessa realtà nazionale, per garantire eguale accesso a tutti i pazienti a prescindere dalla zona in cui vivono.
A fronte di queste criticità, che rendono fondamentare il costante confronto tra tutti gli interlocutori coinvolti da questo nuovo e rivoluzionario modo di concepire la cura, non dobbiamo trascurare, anzi dovremmo meglio valorizzare, i numerosi punti di forza che il nostro paese può vantare nel processo di affermazione della medicina personalizzata.
L’Italia ha una ricerca biomedica di altissimo livello, strutture oncologiche di eccellenza diffuse su tutto il territorio nazionale, una grande disponibilità di farmaci oncologici, una diagnostica e un supporto alle cure di alto livello, l’accesso gratuito alle terapie, una diffusa sensibilità ai trattamenti personalizzati e associazioni dei pazienti attive e coese: condizioni che ci pongono all’avanguardia in Europa per il contributo che possiamo e dobbiamo dare perché la miglior cura divenga un diritto garantito per tutti i cittadini europei.
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