Medicina e ricerca
I meccanismi della memoria. Perché si deteriorano, come possiamo preservarli
di Giulio Maira (Neurochirurgo presso l'Humanitas di Milano e il Campus Bio-Medico di Roma)
24 Esclusivo per Sanità24
La memoria è sicuramente da considerare tra le manifestazioni più elevate del cervello umano, al pari del linguaggio, e strettamente legata alla coscienza. Noi siamo fatti delle nostre memorie, cioè di fatti, persone e cose che nel corso di una vita si sono depositate nel nostro cervello. In quasi ogni momento della nostra vita noi richiamiamo il nostro passato e stabiliamo una continuità con il nostro presente. Possiamo veramente dire che noi siamo la nostra memoria. Scriveva Cesare Pavese: «A che serve il passare dei giorni se non si ricordano?».
Molto spesso i danni che avvengono nel nostro cervello ci fanno capire come funzionano alcune aree cerebrali. Nella mia esperienza di neurochirurgo ho seguito alcuni casi di persone con lesioni della parte mesiale del lobo temporale, dove è situata una piccola area chiamata ippocampo. Anche se i pazienti si riprendevano bene dall’intervento, tuttavia apparivano evidenti importanti disturbi della memoria. L’ippocampo, infatti, è un crocevia importante della memoria, dove confluiscono moltissime fibre nervose, i tanti fili separati che costituiscono ogni evento di cui siamo coscienti. La funzione dell’ippocampo è duplice: trasformare la memoria a breve termine in memoria a lungo termine e tenere le fila dei nostri ricordi, raccogliendole quando vogliamo richiamarli. Una sua lesione distrugge la capacita di creare nuovi ricordi a lungo termine: chi ne soffre rimane intrappolato in un eterno presente.
Purtroppo con il passare degli anni tutte le aree cerebrali, anche l'ippocampo, perdono cellule e invecchiano. E allora si comincia a dimenticare i nomi o a perdere le chiavi.
Ma esistono modi per ottenere di più dal nostro cervello e migliorare la memoria? Gli studi scientifici indicano che il miglior antidoto per contrastare l'invecchiamento cerebrale è quello di avere una vita attiva sia intellettualmente che fisicamente, oltre che “leggera” e sana dal punto di vista alimentare. Il cervello si sviluppa tutta la vita purché sia mantenuto attivo e stimolato. Il cervello ha bisogno di stimoli sempre nuovi per creare nuove connessioni; quindi leggere, ma con attenzione non distrattamente, incontrare persone, andare ai musei o al cinema. E' solo così che ci mettiamo al riparo dalla naturale selezione operata dal cervello, che tende a non catalogare le nozioni che “sente” come poco interessanti.
Purtroppo, ancora non esistono farmaci per la memoria. Questi temi saranno affrontati nel convegno dal titolo “I meccanismi della memoria. Quali sono, perché si deteriorano, come possiamo preservarli” che si terrà mercoledì 10 giugno 2015 a Roma, presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio, dalle ore 17.30. L’evento in onore della ricerca scientifica è promosso dalla Fondazione Atena onlus (che dal 2001 finanzia borse di studio e progetti finalizzati alla ricerca nel campo delle Neuroscienze) che presiedo, con il patrocinio di ministero della Salute, ministero per i Beni e le Attività culturali, Regione Lazio, Roma Capitale e con il contributo di Sorgente Group.
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