Lavoro e professione
Sciopero nazionale dei medici Ssn: fermi un giorno per non fermarsi per sempre
di Rosanna Magnano
24 Esclusivo per Sanità24
Sale operatorie bloccate, centinaia di migliaia di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche rinviate e il blocco di tutta l’attività veterinaria connessa al controllo degli alimenti. «Ci fermiamo un giorno per non fermarci per sempre». È questo lo slogan dello sciopero che domani riguarderà i 135 mila medici, veterinari e dirigenti sanitari del Servizio Sanitario Nazionale, che al compimento dei 40 anni, si ritrova nel pieno di una crisi da mezza età. «Presidi in tutta Italia saranno impegnati in sit-in davanti alle sedi dei governi regionali e l'adesione potrebbe essere la più alta degli ultimi 15 anni», avverte Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed, il principale sindacato dei camici bianchi ospedalieri. Saranno garantite solo le attività d'urgenza del Pronto soccorso.
Alla luce di una legge di Bilancio che di fatto ignora la Sanità, l'elenco dei nodi irrisolti è noto: definanziamento del Ssn, contratto fermo da 10 anni , trattamento accessorio bloccato, una spesa per il personale vincolata ai livelli del 2004 che frena le assunzioni, insufficiente formazione specialistica post lauream. Un primo spiraglio, lo aveva dato giorni fa la presidente della Commissione Affari sociali della Camera Marialucia Lorefice, che ha promesso nel Ddl Concretezza una deroga all’articolo 23 comma 2 della Delega Madia, che congela al 2016 il trattamento accessorio. «Ma non abbiamo nessuna certezza», ribadisce Palermo.
«Un finanziamento del Ssn a quota 114,396 miliardi, che non copre neanche l’incremento dell’inflazione - spiega Palermo - dato che l’inflazione in sanità è ben superiore, di fatto si traduce in termini reali in un ulteriore taglio delle risorse disponibili. E il vecchio miliardo in più previsto dal Governo Gentiloni costringe i medici a subire un ricatto inaccettabile: la garanzia delle cure ai pazienti contro il diritto a un contratto dignitoso di chi quelle cure le deve erogare». E niente è stato fatto per la tenuta futura del sistema. «Ad oggi siamo a una riduzione delle dotazioni organiche del 10 per cento, una mancanza di 60mila addetti tra medici e infermieri. Ma nei prossimi cinque anni avremo un'uscita di 45mila professionisti, solo fra medici ospedalieri e specialisti ambulatoriali. Questo metterà in ginocchio il sistema e porterà ad avere una sanità duale: una povera per i poveri - povera di professionisti e di risorse - e una ricca, sostenuta con fondi sostitutivi e assicurazioni. È contro questo rischio di deriva che noi scioperiamo». E il sistema formativo è lontano da una corretta programmazione: «Nei prossimi cinque anni ci saranno 11mila laureati ogni anno e l’offerta di contratti di specializzazione è ferma a 7.100 cui vanno aggiunte circa 1.800 borse per la medicina generale. Quindi avremo 10mila giovani medici senza sbocco formativo, che si aggiungono ai 10mila che già ora sono nel limbo».
A scatenare la rabbia dei medici non è quindi una semplice rivendicazione corporativa, ma la consapevolezza di un mancato investimento complessivo sulla sanità pubblica. «È paradossale - conclude l'Anaao - che si scelga di non investire su un'eccellenza riconosciuta a livello internazionale, come il Servizio sanitario italiano, che oltre a garantire un diritto costituzionale come la salute, genera lungo tutta la filiera una grande ricchezza per il Paese».
Sulla stessa linea anche la Cimo: «Questo sciopero - sottolinea il presidente, Guido Quici - lo facciamo per tutta la sanità: per chi ci lavora e per i cittadini, che non possono sapere tutto quello che si muove dietro le quinte. Scioperiamo anche per un contratto che è la cartina di tornasole di quanto ci sia o meno la volontà politica di affossare il futuro della salute pubblica. Come Cimo diciamo inoltre basta al rimpallo tra Governo e Regioni sulla questione delle risorse, per far luce sulle quali abbiamo dovuto richiedere l’intervento della Corte dei Conti sugli accantonamenti “scomparsi” dai bilanci regionali. In queste ore poi il balletto delle cifre, ridotte a bruscolini per quanto riguarda la Retribuzione individuale di anzianitàia ed esclusività di rapporto, rasenta il ridicolo. Ci auguriamo che questa giornata non debba essere la prima di una serie, potremmo arrivare a scioperi “a scacchiera” tra i vari servizi e specializzazioni cliniche, generando una paralisi costante».
Disagi sono previsti anche nella filiera agroalimentare, con i veterinari del Ssn che incrociano le braccia insieme ai colleghi ospedalieri. L'allarme arriva dalle associazioni dell’industria alimentare Assocarni, Unaitalia e Assica, che hanno scritto al Governo per segnalare che la sospensione del servizio ispettivo da parte dei servizi veterinari delle Asl in occasione dello sciopero «comporterà la paralisi dell’industria della macellazione con conseguente difficoltà di approvvigionamento delle carni al consumo e sosta forzata degli animali, con prevedibili ripercussioni sanitarie e di benessere degli animali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA