Lavoro e professione
Ssn a ostacoli per le donne medico. L’indagine di Anaao giovani
di Rosanna Magnano
La sanità è sempre più donna, ma il Sistema sanitario nazionale lo è molto di meno. Per le donne medico è infatti più difficile diventare ed essere madri (una dottoressa su dieci non riesce a prendersi cura dei figli), è più complicato conciliare lavoro e famiglia, raggiungere posizioni apicali, frequentare un corso di aggiornamento professionale e per le più giovani la scelta di avere un figlio significa troppo spesso rinunciare al lavoro, seppure precario. È molto più facile invece subire mobbing o molestie sessuali, divorziare, subire discriminazioni di genere nelle selezioni interne, perdere il lavoro a causa della maternità. È questo il quadro preoccupante che emerge dai dati della survey elaborati dal settore Giovani dell'Anaao Assomed alla vigilia della II Conferenza Nazionale delle Donne Anaao Assomed che si svolgerà a Napoli mercoledì 14 dicembre.
«Se sei donna, medico e con figli - sottolinea il sindacato - il percorso a ostacoli nella professione è assicurato. Se poi sei giovane le difficoltà aumentano fino al mobbing nel 60% dei casi. Aver scelto questa professione ha comportato per molte il divorzio, la scelta di rimanere single e comunque ha creato pesanti conflitti familiari (66%)».
L'aumento della componente femminile in corsia è ormai un fenomeno consolidato e diffuso. Ma nonostante questo, è evidente che non si sono sviluppate adeguate politiche di organizzazione del lavoro: ci si ostina a non riconoscere i bisogni peculiari della gravidanza, gli impegni legati alla maternità e la crescente necessità di conciliazione dei tempi casa-lavoro.
Rapporti familiari più difficili
Il 94 % degli intervistati afferma che il lavoro ha influenzato le sue scelte di vita e per ben il 46.6% delle donne ed il 36.6% degli uomini questo è avvenuto in modo rilevante. il 74% dei responders ha lamentato una limitazione della pianificazione del tempo libero, il 57% una compromissione delle relazioni interpersonali amicali ed il 50.1 % quelle intra familiari. In quest'ultimo sottogruppo, la percentuale di donne divorziate è maggiore (12 % contro 8.6% delle donne totali). Più di un terzo dei medici intervistati d'ambo i sessi, ma solo l'11% degli uomini, ha poi affermato di aver avuto meno figli di quel che avrebbe desiderato: in questa sottopopolazione infatti ben il 49 % ha 1 figlio, contro il 25.8% del totale dei responders. Tra chi ritiene che il proprio lavoro abbia influenzato l'opportunità di formare una famiglia (23.2%), i single sono in percentuale doppia del campione totale (22.2% contro 11.4%) ed il 50% non ha figli. Il 40.7% infine ha scelto dove vivere in relazione al luogo del lavoro.
Discriminazioni e carriera:
penalizzate le
chirurghe
e le più giovani
Le donne al vertice restano rare. Nell'accesso a ruoli apicali, oltre 2/3 delle donne, ovvero l'80%, afferma di essere stata svantaggiata rispetto ai colleghi di sesso maschile. In questo sottogruppo, la percentuale è particolarmente elevata in ambito chirurgico (90% vs 80% nelle specialità mediche). E per le madri fare carriera è ancora più difficile. Per il 55.6% delle donne l'aver avuto figli ha influenzato il percorso di carriera professionale. Molto più bassa è la percentuale tra i soggetti di sesso maschile, 16.4%.
E la progressione di carriera per le donne medico con figli sembra poi più ardua ora che in passato: le difficoltà vengono denunciate dal 58% delle giovani donne (31-40 anni), contro il 49% nella fascia d'età 51-60. Per il 31% dei responders invece, l'avere figli non ha compromesso la carriera, ma ha richiesto molta fatica.
Esperienze di mobbing sono state riferite dal 60% delle donne intervistate. Tali episodi sono più frequenti nelle donne che lavorano in ambito chirurgico (74% vs il 66% nelle specialità mediche). Analizzando i dati nelle varie fasce di età, sono le donne più giovani a riferire tali episodi con una risposta affermativa del 78% nel gruppo di età < a 31 anni.
Anche nella partecipazione a concorsi interni, quasi una donna su due (43% dei casi) riferisce discriminazione di genere, a parità di numero di figli, area geografica o specialità. Tale percentuale è più alta nelle donne under 31 (75%).
E le mamme precarie sono particolarmente esposte al rischio di perdere il lavoro. Il 15.3% delle donne con almeno un figlio riferisce di non aver ottenuto il rinnovo del contratto a tempo determinato o precario a causa del suo stato di gravidanza, il 18% di essere a conoscenza di episodi simili a carico di colleghe.
Le sfide del sindacato
La soluzione c’è: realizzare politiche sociali che consentano alle donne di conciliare lavoro e famiglia. Il 94.3% del campione pensa infatti che l'attuazione di politiche sociali come ad esempio la creazione di asili aziendali, orari di lavoro flessibili e altre strategie di conciliazione, avrebbe potuto aiutarlo nella gestione lavoro-famiglia.
Un fronte in cui il lavoro da fare sarebbe molto e che lancia un forte allarme anche al sindacato. «Ciò che emerge da questa survey - conclude lo studio di Anaao - è una chiara e forte richiesta di politiche a tutela della famiglia, prima ancora che della donna. Fare figli, accudirli ed educarli, non è responsabilità esclusiva del genere femminile ma di tutta la società, se vuole crescere e progredire. Ampliare l'accesso al part-time, sostituire le assenze per maternità, creare degli asili nido aziendali sono alcune tra le proposte concrete e fattibili che andrebbero recepite con urgenza. In conclusione questa Survey offre al sindacato elementi per ripensare se stesso, in termini di servizi offerti e di obiettivi organizzativi su cui impegnare energie e risorse per creare migliori condizioni lavorative per i medici del Ssn. Maschi ma soprattutto femmine che siano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA