Lavoro e professione

Silvestro Scotti (Fimmg): «Entro il 2017 un Acn a baricentro spostato sulla quota variabile grazie al lavoro per obiettivi e ai giovani»

di Barbara Gobbi

Silvestro Scotti, classe 1963, è il nuovo segretario nazionale della Fimmg. Già vice segretario vicario del dimissionario (poi “dimissionato”) Giacomo Milillo, resterà in carica per un mandato “breve”: due anni. Mandato che però si profila intensissimo, dovendo condurre in porto la nave fino a oggi arenata delle trattative per il rinnovo dell’Acn per la Medicina generale.

Linea di rottura o di continuità?
Io e il mio esecutivo non rinneghiamo il percorso precedente, ma cerchiamo di proporre dei correttivi anche alla luce degli sviluppi inevitabili che la professione dovrà gestire. La rifondazione della medicina generale rimane valida come indirizzo, ma diventa determinante - in vista di una riqualificazione del ricambio generazionale, il processo di riorganizzazione della Mg sia per gruppi che per singolo medico.

Tutto questo come si tradurrà nel nuovo contratto?
Nella rivisitazione del modello dell’ottimale e del massimale che oggi è statico, per andare in una direzione che permetta al medico di reinvestire anche nella collaborazione con altre professionalità. Appare difficile pensare che con la carenza di medici che ci sarà nei prossimi anni e stante il mancato investimento nelle borse in Mg, si possa mantenere un servizio proporzionato con un medico ogni mille cittadini. Ciò significa dotare il medico di un’équipe, che potrà essere individuale o collettiva in base ad aree periferiche o metropolitane, che possa aiutare il Mmg a offrire livelli di assistenza attraverso le altre figure.

Chi pagherà?
La previsione nel contratto di obiettivi professionali legati in termini di risultati soprattutto alla gestione della cronicità, potrà riuscire a individuare risorse in questa direzione. Risorse messe a disposizione dalle aziende sanitarie e dalle Regioni, che certo andranno ripagate in termini di raggiungimento di obiettivi previsti e definiti all’interno dell’Acn sulle aree a maggiore spesa: domiciliarità e gestione del paziente cronico. E i sistemi motivazionali - preciso - passano soprattutto attraverso il modello reddituale. Il medico non può essere più valutato, come nell’approccio nella rifondazione della medicina generale e come quindi è avvenuto dal 2005 in poi, solo per l’ammontare di pazienti che gli è affidato. Il prossimo contratto dovrà spostare il baricentro dalla visione attuale, più centrata sulla quota fissa, a una maggiore attenzione alla quota variabile. Recuperando così i valori di elasticità e di motivazione che sono propri della nostra natura libero professionale, più che della dipendenza.

La vostra categoria è “anziana”. Quanto i giovani faranno la differenza?
Noi abbiamo un’occasione da non perdere: nei prossimi 4 anni ci sarà un ricambio della categoria del 20-25 per cento. La scommessa è indirizzare questi colleghi giovani che entrano nella professione in una direzione organizzativa in cui siano messi nelle condizioni di assumere un ruolo stimolante per tutti gli assistiti e per tutti i medici, anche i più “anziani”. Una modularità in cui l’incentivo è distinto in individuale e collettivo: questo determina una motivazione sia a raggiungere i propri obiettivi sia ad aiutare gli altri del gruppo a raggiungere i loro.

Il tutto in ambito Aft, vero?
Senz’altro, il modello è quello. Quando ci si muove rispetto ad altri modelli, la Medicina generale non è disponibile a ragionare se non su incentivi che siano omogenei per tutti gli attori dei singoli territori. Se abbiamo un obiettivo di sistema in ambito Uccp, ad esempio il paziente cronico, tutti devono essere premiati, o sanzionati, se si raggiungono o meno certi obiettivi. A tutti va dato un target obiettivo omogeneo. All’interno del contratto devono essere estremamente chiari i rapporti tra i singoli professionisti.

Continuità h12: da dove ripartono le trattative?
Inquadrare un sistema di cure primarie in un sistema di ricezione oraria è a mio parere una distorsione difficile da comprendere, anche se è chiaro che in questa fase, in cui si cerca la confluenza nel ruolo unico di attività specifiche, è necessaria semplificazione. La valenza oraria in sé non ha molto senso rispetto a un lavoro necessariamente per obiettivi, connesso ad esempio alla gestione della cronicità. Già l’associazionismo in rete o in gruppo determinavano una presenza oraria. Ma l’obiettivo primario non può essere il principale: la premessa è chiarire che il lavoro dev’essere organizzato in una relazione professionale che abbia degli obiettivi e l’obiettivo primario non può essere solo quello orario, ma la presa in carico. I due sistemi vanno connessi e modulati diversamente nelle aree metropolitane o periferiche. Nelle prime, con un’offerta più ampia, puoi ridurre o riformulare un’attività oraria, mentre nelle aree periferiche ci può essere la necessità di creare un modello che mantenga delle disponibilità orarie.

I due emendamenti della legge di Bilancio che vi riguardano da vicino, sulle specializzazioni in Medicina generale e sull’accantonamento della quota nel Fsn per il contratto, come le giudica?
Includere nella legge di Bilancio il dato riferito all’area convenzionata era un atto dovuto, dal momento che questa manovra, a fronte delle sentenze della Corte costituzionale, rilancia il finanziamento per le aree contrattuali. Non esiste che un sindacato, da un lato, sia parificato come categoria al pubblico impiego e dall’altra non si veda riconosciuto un investimento economico da parte del Governo.

Di quali cifre si tratta?
Nel trascinamento degli anni precedenti per l’area convenzionata, le cifre si aggirano sui 200-300 milioni, considerando che i medici di medicina generale negli anni precedenti non hanno preso l’indennità di vacanza contrattuale che hanno invece incassato i dipendenti. Per il singolo anno, stiamo parlando di un investimento sui 70 milioni di euro. Il valore dovrebbe essere intorno all’1,15 per la medicina generale, che è anche compensativo rispetto allo 0,50 che stiamo aggiungendo al contributo previdenziale versato per parificare in qualche modo il risultato pensionistico, in attuazione del provvedimento del Governo mirato a mantenere nell’Enpam un equilibrio a 50 anni.

E come valutate l’emendamento sulla specializzazione in Medicina generale?
Siamo preoccupati del fatto che in questa discussione non si affronti la tematica dell’equipollenza né la fonte delle risorse per potenziare il numero delle borse di studio. Ricordo che noi avremmo bisogno del doppio rispetto al numero attuale di 900 borse in Medicina generale. Inoltre, ci preoccupa la mancata previsione di coperture: come si farebbe fronte? Comunque è interessante che con questo emendamento si sia aperta una discussione sulla necessità di affrontare seriamente il tema della formazione in Mg.

Lei e il suo esecutivo avete due anni a disposizione per affrontare temi molto caldi. In questi due anni ce la farete a portare a caso il contratto?
S e non dovessimo farcela, il rischio per la medicina generale sarebbe molto alto. Credo che nell’arco del 2017, ma forse anche prima dell’estate, questo Acn dovremmo chiuderlo, anche perché in ogni caso gli effetti si avrebbero dal 2018, a partire dalla disponibilità applicativa delle norme su cui abbiamo maggiore interesse: sull’accesso, sulla riorganizazione e sull’evoluzione professionale che favorisca l’integrazione dei giovani. A questo punto, nel 2018 pagheremmo otto anni di vacanza contrattuale sul normativo, con norme che erano valide nel 2010 ma che già oggi non lo sono più.


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