Lavoro e professione

Le 22 professioni sanitarie chiedono l’istituzione degli Ordini e lo sblocco dei tavoli sulle competenze

di Antonio Bortone (CoNaPS), Alessandro Beux (FNC TSRM), Maria Vicario (Fnco) e Barbara Mangiacavalli (Fnc Ipasvi)

Riforma degli Ordini, nuove competenze e responsabilità: le Federazioni degli infermieri, delle ostetriche, dei tecnici di radiologia e il Conaps, il coordinamento nazionale di tutte le professioni regolamentate ma ancora non ordinate in Ordini e Collegi, fanno fronte comune.
L’obiettivo dei circa 650mila professionisti della salute rappresentati è lo sblocco di situazioni da troppo tempo in sospeso a causa di resistenze corporative e di una propaganda lontana da ogni indicazione deontologica con la quale si insinua che affidarsi alle competenze di professionisti sanitari diversi dai medici corrisponderebbe a un abbassamento della qualità dell’assistenza e a un aumento della sua pericolosità. Insinuazioni da rigettarsi con determinazione. Infatti oggi una quota rilevante dei bisogni socio-sanitari espressi dalla popolazione riceve la risposta migliore proprio dalle professioni sanitarie, altre da quella medica.
Le professioni sanitarie condividono in modo compatto l’esigenza urgente di trasformare i Collegi in Ordini, con Albi specifici per ciascuna professione sanitaria per gli Ordini che includono più professioni, subordinando gli aspetti tecnici che ne potrebbero rallentare l’iter a quelli politici che potrebbero, al contrario, portare a una rapida approvazione di ciò che è indicato da una legge di 10 anni fa (43/2006).
L’attivazione degli Ordini è l’obiettivo da raggiungere, è il pensiero unanime e determinato delle 22 professioni grazie a una strategia comune che eviti qualsiasi forma di strumentalizzazione.

In una visione di sistema, dove tutto si lega e si tiene, si inserisce il tema delle nuove competenze. Si deve dare corso al comma 566 della legge di stabilità 2015, partendo dagli accordi Stato-Regioni per gli infermieri e i tecnici di radiologia, ormai pronti da tempo e mai calendarizzati in Conferenza; tale evoluzione aprirebbe la strada ai successivi accordi per le altre professioni, a oggi non ancora coinvolte.
Per sostenere le loro professioni, nella sanità di oggi e del futuro, anche prossimo, i rappresentanti delle 22 professioni sanitarie hanno convenuto sul fatto che serve anche un’operazione culturale. Con l’istituzione degli Stati generali delle professioni sanitarie si attiveranno gruppi di lavoro e di studio condivisi e si creerà un centro studi, per dare voce alle competenze delle professioni sanitarie, attraverso documenti di posizionamento a carattere scientifico, secondo la metodologia internazionalmente validata alla quale si devono attenere tutte le professioni che operano in ambito socio-sanitario.

Per quanto riguarda il disegno di legge sulla responsabilità professionale, in cui sono coinvolte in prima persona le professioni sanitarie, la strategia, a partire dalle istituende linee guida, è di prevedere un “gruppo collegiale delle società scientifiche delle professioni sanitarie”, coordinato e sostenuto dalle rappresentanze professionali.

Su questi argomenti e sulla realizzazione dell’articolo 22 del Patto per la salute, su cui per ora sono state ascoltate solo le rappresentanze mediche, le professioni sanitarie chiederanno un incontro immediato e unitario al Ministro, On. Beatrice Lorenzin, perché si interrompa la lunga attesa nell’applicazione di leggi e accordi – dal comma 566 al Patto per la salute, appunto – e, finalmente, si riconosca alle professioni sanitarie la loro legittimità a stare nell’organizzazione, nel management e nel settore clinico dell'assistenza, superando il tabù per il quale la realtà sanitaria del nostro Paese non può essere vissuta in modo moderno, ma deve continuare a essere progettata e raccontata secondo gli schemi di ieri.


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