Lavoro e professione
Medici, s’infiamma la protesta. «Lotta dura» anche a gennaio con 48 ore di sciopero
S’infiamma la protesta dei medici che confermano lo sciopero generale di 24 ore per mercoledì prossimo e rilanciano la mobilitazione annunciando un sit in davanti al San Camillo di Roma e, soprattutto, altri due giorni di astensione a gennaio. «Scioperiamo per ottenere un servizio sanitario nazionale e pubblico migliore - hanno detto i sindacati nel corso di una conferenza stampa - per avere più diritti e meno disuguaglianze, ma anche per difendere la dignità del lavoro e per il futuro dei giovani medici. Ma soprattutto protestiamo contro i tagli delle prestazioni erogate ai cittadini e contro l’indifferenza del governo ai problemi della sanità».
Sempre il 16 dicembre, i medici hanno organizzato anche un sit in davanti all’ospedale romano San Camillo. L’appuntamento è alle 11.
Fimmg: lotta dura anche a gennaio
«La lotta dura senza paura - ha detto Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg - adesso tocca a noi. Tutti i sindacati uniti, infatti, si fanno carico di questa protesta. C’è il rischio che il cittadino domani si accorga che il Servizio sanitario nazionale non esista più, perché di fatto è stato diluito e sottratto alla funzione di tutela della salute. E questo non è solo un timore: quotidianamente, infatti, assistiamo a convegni fatti dai player assicurativi nazionali che guardano già con grande appetito solo alla spesa privata. Credo che il rischio, allora, sia quello che si stiano attrezzando per l'erogazione diretta delle prestazioni anche sostitutive del Ssn».
La battaglia hanno quindi fatto sapere i medici nel corso della conferenza stampa, ripartirà a gennaio. «Non si potrà ripetere un giorno di sciopero - hanno detto - ma bisognerà rilanciare con due: questo è un messaggio molto chiaro che si dà al governo. I medici non sono in mobilitazione per raccogliere qualche `bocconcino´ o `biscottino´ da un Patto di stabilità che non affronta in modo sistematico il problema: la nostra è una denuncia forte che facciamo per l'inadempienza del governo e delle Regioni. Vogliamo veramente, inoltre, che questo messaggio raggiunga i cittadini».
I camici bianchi, dunque, progettano una continuazione della protesta, con modalità diverse dallo sciopero, anche nei mesi successivi. «Non molleremo- hanno ribadito- finché il governo, non un ministero, non accetterà di incontrare le organizzazioni sindacali per fare una sorta di patto e progetto condiviso con la professione. I medici professionisti, dipendenti convenzionati e anche i liberi professionisti, che pur non scioperando, aderiranno alla nostra azione di lotta».
Le ragioni dello sciopero secondo FnomCeo
Le ragioni dello sciopero sono state piu' volte chiaramente spiegate dalla presidente FnomCeo Roberta Chersevani. «Già agli Stati generali del 21 ottobre - ha spiegato - definimmo i “no” e i “sì” che sono alla base della nostra azione: no al sottofinanziamento che porta allo smantellamento del Ssn ed al razionamento dei servizi al cittadino. No alla Professione governata per decreti ed a protocolli di Stato suggeriti da chi è lontano dalla relazione quotidiana con le persone. No agli obblighi amministrativi che tolgono tempo alla relazione di cura. No ad una formazione che non si confronta con i bisogni di salute. No ad una politica ostile al medico e poco attenta alla sicurezza delle cure. Sì ad una professione libera di curare in un Ssn che offra equità e pari opportunità di accesso. Sì ad una formazione finalizzata ai bisogni di cura e a una coerenza tra accesso allo studio, al lavoro e al ricambio generazionale. Sì ad una informatizzazione che offra anche occasioni di conoscenza dei bisogni di salute. Sì alla verifica, tra pari, dei comportamenti professionali ed alla meritocrazia. Sì ai medici con e per le persone. Esiste ancora la discrepanza tra i laureati in Medicina e i posti disponibili nelle specializzazioni, con 23 mila giovani medici che non riescono ad entrare nella specializzazione. La nostra mobilitazione -ha concluso Chersevani- la facciamo per noi, ma anche per i nostri assistiti, per i cittadini».
Anaao: ci aspettiamo un’alta adesione
«Ci aspettiamo un’alta adesione allo sciopero, considerando che questa volta aderiscono anche i medici di famiglia - ha affermato dal canto suo il segretario nazionale dell’Anaao-Assomed, Costantino Troise - . La situazione è arrivata a un punto di non ritorno: siamo gli unici a tenere in piedi la bandiera della sanità pubblica minacciata da tagli sempre più consistenti. Le condizioni negli ospedali stanno andando a picco, l'eta' media dei medici è sempre più elevata (intorno ai 55 anni) e non si vede un incremento di un euro da 7 anni. Il Governo sottrae risorse e la rabbia tende ad aumentare - prosegue Troise -. Il 16 scendiamo in piazza ma abbiamo deciso un pacchetto di altre 48 ore di sciopero a gennaio. Se qualcuno vuole fare orecchie da mercante, è avvertito».
Con lo sciopero rinviate almeno 40/50.000 prestazioni radiologiche
Per Stefano Canitano, vicesegretario nazionale dei medici radiologi Snr, a margine della conferenza stampa intersindacale di oggi all’Enpam, «sul piano delle prestazioni non eseguite vista l’enorme quantità di prestazioni erogate giornalmente, credo che saranno rinviate almeno 40-50 mila prestazioni radiologiche. D’altronde siamo il paese al mondo che produce la maggiore quantità di prestazioni pro capite, circa 100 milioni all'anno. E ciononostante con gli organici ridotti invece di rimettere in campo un riadeguamento del
personale si trovano escamotage per la radiologia a basso costo con la telerefertazione, una specie di mostro normativo che non produce altro che crollo della qualità delle prestazioni sanitarie. Siamo disposti a parlare di tutto, ma non a danneggiare i pazienti per stare dietro a risparmi ed esigenze di cassa. Il decreto sulla appropriatezza ha dei difetti ma un buon impianto, serve fare meno prestazioni e di migliore qualità e non sempre più prestazioni ad un costo più basso, inutili e di cattiva qualità. Gli strumenti e la tecnologia devono servire a migliorare la qualità e non a peggiorarla».
Si astengono anche gli specialisti interni aderenti al Sumai
La giornata di sciopero del Sumai Assoprof comporterà la mancata visita a circa 190mila pazienti e il taglio di non meno 500mila prestazioni specialistiche, fatte salve le urgenze comunque sempre garantite. I circa 16mila specialisti territoriali convenzionati interni annunciano, infatti, la compatta adesione alla giornata di sciopero generale unitaria indetta da tutte le sigle sindacali di categoria, proclamata per il 16 dicembre. Oltre che negli ambulatori territoriali delle Asl, delle isole e delle Comunità Montane e nelle sedi disagiate, l'astensione al lavoro degli specialisti territoriali convenzionati interni comporterà anche il taglio di numerose prestazioni socio-sanitarie che vedono proprio gli specialisti territoriali in primo piano per questa tipologia essenziale di attività dedicata all'assistenza dei soggetti fragili ed anziani e soprattutto a quelle a valenza sociale dei consultori, dei centri di salute mentale, della disabilità, della tutela ai minori senza dimenticare l'assistenza specialistica degli istituti penitenziari, tutte attività queste, eseguite solo dal Ssn, in quanto considerate poco remunerative per il privato.
Smi: presto una «protesta telematica»
«Stiamo pensando ad una `protesta telematica´- ha detto Pina Onotri, segretaria nazionale Smi (Sindacato medici italiani) - il che significa interrompere tutto l'invio di flussi tra noi e il ministero delle Finanze e tra noi e l'Inps. I burocrati ministeriali e il Governo stesso, infatti, pare che tengano di più all’invio dei certificati on line e all’invio delle ricette telematiche per monitorare in tempo reale i nostri tetti di spesa, piuttosto che realmente le cure alle persone». Insomma, i medici di famiglia «chiedono la possibilità di lavorare. Noi in questi anni, in pratica, stiamo infatti assistendo ad un impoverimento del Servizio sanitario nazionale, a un taglio dei servizi e a un demansionamento di tutta la categoria, che è impegnata in compiti burocratici e carichi di lavoro insostenibili piuttosto che alla cura delle persone. In sintesi chiediamo il diritto alla cura e un diritto a curare e siamo contrari alla privatizzazione del sistema pubblico».
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