Lavoro e professione
Ssn: è cattolica una struttura su dieci. Studio Cerismas
La sanità religiosa in Italia si basa su 117 strutture di ispirazione cristiana che svolgono attività di ricovero in Italia. In termini relativi, si tratta del 10% delle strutture di ricovero complessivamente censite. La loro distribuzione geografica è capillare: sono infatti presenti in 16 Regioni (con una presenza particolarmente forte nel Lazio e in Lombardia) e in 42 Province (con un'elevata concentrazione nelle Province di Roma, Milano e Torino). Poco meno della metà (49%) si colloca in Regioni che sono o sono state assoggettate ai Piani di rientro. La loro dimensione, in termini di posti letto, le colloca prevalentemente in posizione intermedia: sono infatti proporzionalmente più presenti (peso relativo maggiore del 10%) nella fascia dimensionale compresa tra 100 e 400 posti letto.
Il censimento è quello dell'Osservatorio permanente sulla sanità di ispirazione cristiana, istituito dal Cerismas-Università Cattolica nell'ambito di un "Tavolo" cui partecipano Fondazione Opera San Camillo, Fondazione Maddalena Grassi, Irccs Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, Provincia Lombardo Veneta - Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Fondazione Poliambulanza Istituto Ospedaliero, Fondazione Don Carlo Gnocchi, Casa di Cura Columbus, Irccs Oasi Maria SS., Policlinico Gemelli.
Sempre dall'analisi dei dati - analizzati su Il Sole-24 Ore Sanità da Eugenio Anessi Pessina, professore di Economia aziendale, responsabile area Ricerca del Centro di ricerca e studio sul
management sanitario (Cerismas) dell'Università Cattolica del Sacro cuore di Roma - la percentuale di ricoveri effettuati dalle strutture di ispirazione cristiana è pari all'8%, contro il 75% delle strutture pubbliche e il 17% delle altre private. Il dato resta pressoché immutato se, anziché il numero dei ricoveri, se ne considera il valore economico, ricorrendo a tal fine alle tariffe Tuc.
A livello regionale, il peso relativo delle strutture di ispirazione cristiana è particolarmente elevato nel Lazio, anche per la presenza di due strutture di grandi dimensioni quali il Policlinico Gemelli e l'ospedale pediatrico Bambino Gesù: il 33% dei ricoveri effettuati nel Lazio avviene in strutture di ispirazione cristiana; addirittura il 43% dei ricoveri complessivamente effettuati in Italia dalle strutture di ispirazione cristiana riguarda strutture del Lazio. Percentuali decisamente inferiori, ma comunque significative, si rilevano in Lombardia (rispettivamente 8 e 15%) e in Puglia (rispettivamente 16 e 14%, anche per la presenza di alcune strutture di grandi dimensioni, tra cui principalmente Casa Sollievo della Sofferenza).
Nel mix di attività, la quota di ricoveri svolta dalle strutture di ispirazione cristiana è particolarmente elevata nei ricoveri di riabilitazione (17%). Rispetto a questi ricoveri, inoltre, le strutture di ispirazione cristiana presentano, speiga Pessina, una particolare focalizzazione sia sui pazienti pediatrici, sia sugli ultrasettantacinquenni. Quanto all'attività per acuti, la distribuzione tra "linee produttive", ossia tra classi relativamente omogenee di Drg, è sostanzialmente sovrapponibile a quella delle strutture pubbliche.
«Al di là dell'interesse, strettamente aziendale, del posizionamento delle singole aziende rispetto agli standard di riferimento - commentano i risultati Americo Cicchetti, responsabile scientifico della ricerca e Antonella Cifalinò, vicedirettore Cerismas - è stato interessante rilevare, in primo luogo, l'esistenza di "buone pratiche" trasferibili e, poi, alcuni percorsi di sviluppo generalmente ritenuti auspicabili per gli enti sanitari a carattere religioso. In particolare, è emerso come le fasi dell'allocazione e della valutazione difficilmente possano prescindere da una accurata valutazione delle competenze. In tal senso, lo sviluppo di dizionari delle competenze e degli skill per tutte le figure professionali ritenute "critiche" (dai direttori degli ospedali ai dirigenti infermieristici nei dipartimenti ospedalieri), sembrerebbe essere un tassello organizzativo al quale non si può rinunciare. Per questo motivo le organizzazioni che sino a oggi non hanno investito in tali strumenti considerano prioritario colmare questo gap».
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