In parlamento
I dati del Senato: femminicidio, stalking e molestie, numeri in crescita, ma aumentano denunce e condanne
di L.Va.
Violenza, stalking, abusi sessuali, molestie di ogni genere. Una donna su tre nel corso della sua vita ha subito una qualche forma di violenza o molestia fisica o sessuale, leggera o pesante. Nella vita familiare, sul posto di lavoro, nelle normali attività di tutti i giorni. il presidente del Senato, Piero Grasso, ha presentato oggi il primo report messo a punto dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio.
Il fenomeno della violenza di genere costituisce, da alcuni anni, oggetto di misurazione
statistica: l'ISTAT ha infatti elaborato due indagini, una nel 2006 e nel 2014, i cui dati sono stati acquisiti dalla Commissione nel corso dell'audizione del Presidente dell'ISTAT il 27 settembre 2017.
In base ai dati dell'ultima indagine sulla sicurezza delle donne (2014), nel corso della propria vita poco meno di 7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788 mila), quasi una su tre (31,5%) riferiscono di aver subito molestie o violenza
A prescindere dalle variazioni numeriche, una costante è rappresentata dall'elevata incidenza delle donne come vittime e degli uomini come autori di reato in oltre il 90% dei casi registrati dal 2011 al 2016.
Gli autori delle violenze più gravi (violenza fisica o sessuale) sono prevalentemente i partner attuali o gli ex partner: due milioni e 800 mila donne ne sono state vittime.
Il 10,6 % delle donne dichiara di aver subìto una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni.
Più di una donna su tre, tra le vittime della violenza del partner, ha riportato ferite, lividi, contusioni o altre lesioni (37,6%).
Circa il 20% è stata ricoverata in ospedale a seguito delle ferite riportate.
Molestie sul lavoro
Un altro aspetto specifico della violenza di genere è costituito dalle molestie e dai ricatti sessuali in ambito lavorativo: sulla base di una rilevazione svolta dall'Istat nel 2016, si stima che un milione e 403mila donne abbiano subito, nel corso della loro vita lavorativa, molestie o ricatti sessuali sul posto di lavoro.
Rappresentano circa il 9 % delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca
di occupazione. In particolare, i ricatti sessuali per ottenere un lavoro, per mantenerlo o per ottenere progressioni nella carriera hanno interessato, nel corso della loro vita, 1 milione e 100mila.
Violenza sessuale: le denunce
I dati acquisiti dalla Commissione evidenziano, negli ultimi 6 anni, una graduale riduzione (con una lieve risalita nel 2012) del numero dei delitti di violenza sessuale denunciati: sono passati dai 4.617 episodi del 2011 ai 4.046 del 2016 (- 12% circa).
Nei primi nove mesi del 2017 si è registrato un lievissimo, ulteriore calo (-0,2%) del totale del numero di reati di violenza sessuale denunciata, rispetto al medesimo periodo del 2016: da 3.095 a 3.035.
Appare evidente la divergenza fra il numero dei delitti di violenza sessuale denunciati e quelli, più esigui, relativi alle condanne. Occorre in proposito considerare l'incidenza dei procedimenti a carico di ignoti, quella delle possibili assoluzioni o di altre forme di proscioglimento, nonché le ipotesi in cui più delitti sono addebitati alla stessa persona. Va infine tenuto conto del fatto che i dati sulle condanne si riferiscono alle condanne avvenute in un determinato arco temporale e non sono invece specificamente poste in relazione ai delitti rilevati.
Lo stalking
Fra le misure di contrasto alla violenza sulle donne un ruolo di indubbio rilievo riveste il reato di atti persecutori1, il cd. Stalking: introdotto nel codice penale, all'articolo 612-bis, dal decreto- legge 23 febbraio 2009, n. 11 (convertito con la legge n. 38 del 2009), è stato successivamente modificato dal decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93 (convertito con legge n. 119 del 2013). È il cosiddetto decreto-legge anti-femminicidio.
I dati riferiti dal ministro dell'Interno mostrano una crescente tendenza (in termini assoluti) alla denuncia: si è passati infatti dai 9.027 atti persecutori denunciati nel 2011 ai 13.177 del 2016, con un aumento del 45%.
Le donne sono più esposte degli uomini ai fenomeni di stalking. L'incidenza percentuale del numero di vittime di sesso femminile, infatti, oscilla tra il 77%, registrato negli anni 2011-2014, e il 74% del 2016.
Se le vittime sono in prevalenza donne, gli autori sono invece per lo più uomini (italiani, in larga parte). L'incidenza dei condannati di sesso maschile con almeno un reato di stalking (che si associa più frequentemente ai reati di violenza privata, lesioni personali e ingiurie) è per ogni anno dal 2009 sempre superiore al 90%.Quanto alla perseguibilità del reato di stalking, a partire dalla sua introduzione si rileva un significativo aumento delle condanne: 35 sentenze nel 2009, 1.601 nel 2016.
La violenza domestica
L'articolo 572 c.p. punisce con il carcere chiunque maltratta una persona della famiglia, o il convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l'esercizio di una professione o di un'arte.
Il decreto-legge anti-femminicidio nel 2013 ha introdotto l'aggravante della “violenza assistita” per maltrattamenti commessi davanti ai figli, cioè “in presenza o in danno di un minore di anni diciotto”, oppure “in danno di persona in stato di gravidanza”.
Anche per i maltrattamenti - come per lo stalking - le statistiche mostrano un progressivo aumento delle denunce: dai 9.294 casi del 2011 si è arrivati a oltre 14mila casi nel 2016, con un picco pari a +17% tra 2012 e 2013 (anno dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 93). Per quel che riguarda il 2017, si è registrato un calo del 9,7% del totale dei casi di maltrattamenti in famiglia denunciati nei primi 9 mesi rispetto agli stessi mesi del 2016.
Per quanto concerne la perseguibilità, sono in aumento le sentenze con almeno un reato di maltrattamenti in famiglia, che da 1.320 nel 2000 sono passate a 2.923 nel 2016. L'andamento è determinato sostanzialmente da condannati uomini nati in Italia.
Il femminicidio
: Umbria da record
La legislazione italiana non contempla una definizione di femminicidio inteso come uccisione di una donna per questioni di genere, cioè come un omicidio in cui l'appartenenza al genere femminile della vittima è causa essenziale e movente dell'omicidio stesso.
Per questa ragione il numero di femminicidi accertati differisce a seconda del soggetto rilevatore e dei criteri di classificazione seguiti3. In particolare, i dati forniti dalle forze dell'ordine si riferiscono a tutti gli omicidi con vittime di sesso femminile e non solo a quelli nei quali il movente del reato è costituito dal genere (ovvero i femminicidi in senso proprio). In rapporto alla popolazione femminile residente, il maggior numero di omicidi avviene in Umbria (7,8%), in Calabria (6,8) e in Campania (6,5).
I dati statistici mostrano una tendenziale stabilità con lievi riduzioni alternate ad aumenti - degli omicidi con vittime di sesso femminile: nell'ultimo quadriennio rappresentano oltre un quarto degli omicidi complessivamente commessi. Si tratta di un andamento non in linea con quello degli omicidi volontari, i quali risultano invece in diminuzione. Il numero totale degli omicidi si è infatti ridotto dal 2011 al 2016 di circa il 39%, mentre gli omicidi con vittime di sesso femminile sono diminuiti solo del 14%.
Le uccisioni di donne avvengono però, il più delle volte, in ambito familiare o comunque relazionale, con autori legati alle vittime da rapporti affettivi, di parentela o di conoscenza.
Ciò determina - come evidenziato dal Comandante dell'Arma dei Carabinieri, Generale Del Sette, nel corso della sua audizione - un innalzamento della percentuale di omicidi con vittime di sesso femminile rispetto agli omicidi degli individui di sesso maschile.
Il generale trend decrescente degli omicidi consumati in ambito familiare sembra confermato dai primi nove mesi del 2017: nel periodo che va dal 1 gennaio al 30 settembre 2017 sono stati commessi 86 omicidi, il 23,89% in meno rispetto ai 113 dello stesso periodo del 2016. La percentuale di vittime donne è scesa dal 73 al 71%.
Il maggior numero di vittime - una su tre - ha più di 64 anni. Il 19% delle donne assassinate ha tra i 35 e 44 anni, il 18% è tra i 45 e i 54.
Il sostegno economico alle vittime: il congedo retribuito
Esistono strumenti volti a sostenere economicamente le vittime: sono le misure di sostegno diretto alle donne che subiscono violenza e gli interventi volti a finanziare i soggetti impegnati nella protezione delle donne.
A favore delle vittime di violenza di genere, oltre a un indennizzo4, è prevista la concessione di un congedo retribuito di tre mesi, valido sia per le lavoratrici dipendenti che per le titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa (decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80) Il 15 aprile 2016 è stata adottata dall'INPS la Circolare applicativa. Secondo i dati riferiti dal presidente dell'Inps alla Commissione, le domande pervenute fino al 5 ottobre 2017 presso le varie sedi territoriali sono complessivamente 159.
Prevenire la violenza: il progetto EVA.
Fra le iniziative attuate dalle forze dell'ordine per la prevenzione della violenza di genere, un indubbio rilievo riveste il Progetto EVA (Esame Violenze Agite). È un progetto, presentato a Venezia il 14 febbraio 2017, che introduce un protocollo di intervento operativo per gli equipaggi delle Volanti che intervengono nei casi di violenza domestica: attraverso la compilazione di apposite check list, anche in assenza di formali denunce, è possibile “tracciare” le situazioni di maltrattamento.
Secondo quanto riferito in audizione dal Capo della Polizia:
- nei primi 9 mesi del 2017 sono stati segnalati 3607 casi di violenza domestica
- in 3.061 casi gli aggressori erano di sesso maschile, con una età media di 42 anni.
Le vittime erano di sesso femminile in 2.944 occasioni ed avevano una età media di 41 anni.
In 1228 occasioni (il 34% dei casi) gli aggressori erano di nazionalità straniera.
In 2872 casi (quasi l'80%) il luogo dell'evento era costituito dall'abitazione.
La protezione delle vittime straniere: il permesso di soggiorno
Il decreto-legge n. 93 del 2013 ha introdotto specifici strumenti volti a proteggere le vittime straniere di violenza domestica o abusi: a causa di barriere linguistiche e differenze culturali, infatti, sono donne che si trovano in una condizione di maggiore vulnerabilità. Il provvedimento ha introdotto, attraverso l'inserimento dell'articolo 18-bis nel TU immigrazione, la possibilità̀ di rilasciare un apposito permesso di soggiorno quando emergano - nell'ambito del procedimento penale o nel corso di interventi effettuati dai servizi sociali - concreti pericoli per l'incolumità personale.
Secondo i dati del Ministero dell'Interno, dall'entrata in vigore del decreto-legge fino al maggio scorso le vittime straniere che hanno beneficiato di questamisura sono complessivamente 111, con una media annua di oltre 30 persone.
L'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare (art. 384-bis c.p.p.)
Questa misura, introdotta dal decreto-legge n. 93 del 2013, consente alla polizia - previa autorizzazione (anche per le vie brevi) del pubblico ministero - di disporre per l'autore di violenza l'allontanamento urgente dalla casa familiare. Si aggiunge il divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa se vi sia pericolo di una reiterazione delle condotte. Secondo i dati del Ministero dell'interno, nel triennio 2014-2016 le misure di allontanamento urgente adottate dagli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria sono state complessivamente 863. Per quanto riguarda il 2017 al 30 settembre sono state 198 le misure adottate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA