In parlamento
Legge di Bilancio/ La tassa sul fumo che sostiene il Ssn ma su cui il Governo recalcitra
di Barbara Gobbi
Chissà se il Governo, diviso com’è - e fino a oggi decisamente parco e nebuloso sul fronte delle misure per la Sanità in legge di Bilancio - darà il suo avallo formale o informale alla tassa di scopo, rilanciata dalla commissione Igiene e Sanità al completo nell’emendamento 41.0.36 promosso dalla senatrice Emilia De Biasi. Al momento, gli orientamenti sono - è il caso di dirlo - avvolti in una fitta cortina di fumo. Che potrebbe dipanarsi tra martedì 14 e mercoledì 15, alla vigilia della seduta di giovedì 16 novembre in cui le Regioni torneranno per la terza volta a riunirsi , in vista del parere sulla manovra 2018 che fino a oggi non è arrivato. Per l’insufficienza delle risorse, in prima battuta di quelle destinate a Ssn e politiche sociali: con un Fsn che rischia di arretrare a 112,1 miliardi di euro, un rapporto spesa/Pil in caduta libera verso il “sotto-soglia” 6,4%, i rinnovi contrattuali a bocca asciutta, i disabili privi di sostegno e i Livelli essenziali di assistenza, in definitiva, in forte affanno.
Chi difende la tassa di scopo proposta a più riprese dalla ministra della Salute Lorenzin, e rilanciata da governatori e senatori Pd in prima linea, proprio alla tutela dei vecchi e nuovi Lea si appella. E chiama alle armi, contro le ragioni delle multinazionali del tabacco. Tutti i dati disponibili sul tema - è l’argomentazione - dicono che gli interessi delle grandi compagnie prevalgono su tutela della salute e corretti stili di vita, in particolare per la fascia di età giovanile. E punta il dito «contro chi paventa ripercussioni negative sul comparto produttivo per circa 50 milioni, tralasciando di dire che quest’ultimo è una parte marginale dell’intero settore in mano alle multinazionali (appena 200 milioni su circa 25 miliardi di fatturato), a fronte di una stima dei danni sulla salute e sulla produttività pari a 7,5 miliardi».
La tassa di scopo dovrebbe, se non ridurre in modo significativo il fumo di tabacco, garantire un introito di almeno 700 milioni di euro da destinare al Ssn, per sostenere la spesa per farmaci innovativi oncologici, anche in considerazione del fatto che per il 2018 il Fondo sanitario nazionale subirà una riduzione, rispetto al miliardo in più di aumento, di circa 604 milioni per far fronte al contributo dovuto dalle regioni a statuto speciale alla stabilità dei conti pubblici. La logica è che chi fuma debba, in sostanza, contribuire alle cure che lo attendono in futuro. E liberare risorse per emergenze, tra cui quella dei rinnovi contrattuali e, se possibile, dei precari della sanità.
Medici in prima linea contro il fumo e pro contratti. I medici, che il rinnovo lo attendono quasi da un decennio, non possono che essere d’accordo. «Come medici, in particolare come medici di famiglia, abbiamo sempre promosso e sostenuto le campagne di prevenzione per ridurre il consumo di tabacco nella popolazione, salutiamo quindi con favore tutte le iniziative finalizzate alla disassuefazione dal fumo», dichiara Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg. Che prosegue: «Il rinnovo dei contratti e in particolare della Convenzione della Medicina generale, attualmente in discussione con i rappresentanti delle Regioni non rappresenta un mero ristoro economico per la categoria, ma un sostegno alle nuove sfide che vedono in prima linea la Medicina generale a favore della sostenibilità del Ssn: la prevenzione, con particolare riguardo all'area delle vaccinazioni, i nuovi modelli di gestione della cronicità e un forte intervento per la formazione e l'inserimento di nuovi medici, soprattutto giovani, nella professione in un momento di grave carenza di quest'area professionale».
Su una linea analoga Anaao Assomed: «L’emendamento, che porta la prima firma della Presidente della Commissione Igiene e Sanità, Emilia Grazia De Biasi, ma è stato sottoscritto all'unanimità dalla Commissione Sanità del Senato, se approvato, permette di adeguare il fabbisogno standard della sanità pubblica per il 2018 all'erogazione dei Lea ed alla incidenza dei costi contrattuali. La commissione Sanità, ma anche i senatori della Commissione Affari Costituzionali, hanno rimarcato, in sostanza, l'insufficienza del finanziamento previsto per il Fsn 2018, peraltro tagliato di 600 milioni a carico delle Regioni a statuto ordinario, alla luce della necessità di dare attuazione ai nuovi Lea e dei costi di contratti di lavoro e convenzioni rimasti fermi per 8 anni. Contratti e Convenzioni che rappresentano un insostituibile strumento di innovazione organizzativa e di governo, anche della spesa, di un sistema complesso ed in affanno, come la sanità italiana, per rispondere alla crescente domanda di salute dei cittadini. Ci auguriamo che la decisione della Commissione Sanità del Senato, che raccoglie consensi trasversali nel Paese, non rimanga sulla carta e che il Governo non voglia mettere in atto una secessione dal Parlamento che gli ha concesso la fiducia. Tanto più che si tratta di un provvedimento non estemporaneo che opera, in linea con la politica da anni imperante, a vantaggio di cittadini ed operatori, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica, per rafforzare il Ssn che è, anche a detta della ministra della salute, «un valore non un costo».
Nei giorni scorsi anche la presidente Aiom (Associazione italiana di Oncologia medica), Stefania Gori, aveva plaudito all’emendamento volto a rifinanziare i farmaci oncologici innovativi: «Queste terapie stanno cambiando la storia di molte neoplasie, garantendo ai pazienti la guarigione o sopravvivenze a lungo termine. Si tratta di una scelta importante nella lotta contro i tumori, per dare risposte immediate e garantire l'acceso ai migliori trattamenti per i tutti nostri pazienti». E aggiungeva: «Nel 2017 in Italia sono previste 369mila nuove diagnosi di cancro. Armi efficaci come la chemioterapia più attiva e meglio tollerata, le terapie a bersaglio molecolare e l'innovazione nel campo dell'immuno-oncologia determinano un allungamento della sopravvivenza con una buona qualità di vita. L'incremento del costo delle “bionde” rappresenta una battaglia di civiltà contro il principale fattore di rischio oncologico e per tutelare la salute dei cittadini. La nostra proposta di aumentare di un centesimo il prezzo di ogni sigaretta ha raccolto consensi trasversali, dai rappresentati delle Istituzioni alle Associazioni dei pazienti, fino al Ministro della Salute, che ringraziamo. Ora - conclude la presidente dell'Aiom - ci auguriamo che la decisione della Commissione Sanità del Senato non rimanga solo sulla carta ma diventi operativa a vantaggio di tutti i pazienti e delle loro famiglie»
© RIPRODUZIONE RISERVATA