Imprese e mercato
Verso la manovra/ Scaccabarozzi (Farmindustria): «Aiutare i malati e la sostenibilità senza penalizzare le imprese»
di Rosanna Magnano
24 Esclusivo per Sanità24
L’industria non è stata ancora consultata dal tavolo della farmaceutica avviato dalla ministra della salute Giulia Grillo e mentre fervono i lavori sul testo della manovra 2019, il mondo della produzione resta in attesa di scoprire le carte della nuova Governance del settore. Un’attesa che il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, definisce “fiduciosa”. «Hanno detto che ci avrebbero convocati una volta definita la linea. Quindi aspettiamo».
La premessa, che dovrebbe essere risolta con l’intervento normativo della legge di bilancio, è sciogliere il nodo del payback pregresso. E semplificare il sistema, partendo dal 2017. Cosa vi aspettate?
Noi auspichiamo una conclusione rapida, perché le industrie sul 2013-15 hanno pagato quello che prevedeva la legge. Poi nell’ultima finanziaria, non sappiamo perché, la soluzione del problema è stata legata anche al 2016. E questo è stato un errore. Perché di fatto ha bloccato quei fondi che sono lì al Mef e sono stati pagati dalle aziende. Noi siamo qui per trovare una soluzione. Abbiamo pagato il giusto, perché c’erano molti errori. Devo dire che ci auguriamo che si stenda una pietra definitiva sul pregresso e siamo anche contenti se le nuove regole verranno applicate in maniera retroattiva al 2017, su cui non abbiamo ancora avuto nessuna richiesta di payback. Speriamo che il metodo sia equo. La legge attuale è molto complessa: le modalità per la definizione del budget e del consuntivo sono contenute in cinque pagine e ogni tre righe c’è il rischio di sbagliare. A suo tempo avevano fatto una serie di proposte. Di calcolare il payback in base alle quote di mercato o alla crescita dei fatturati, che sono un metodo di calcolo molto semplice e senza rischi di errori. Ovviamente questo non sarebbe la nuova governance ma sarebbe un avvicinamento.
Un conto alla rovescia verso dove?
Ci auguriamo che non ci siano misure penalizzanti per un settore che sta dando tanto in termini di produzione, trainata soprattutto dall’export, e occupazione. Gli investitori esteri stanno aspettando questa legge di bilancio. Per capire che futuro ci attende, se ci saranno ancora investimenti, se il paese crede ancora nell’innovazione. Credo di sì. Vedremo. Mi auguro che il risultato di questo tavolo venga condiviso con l’industria. Per trovare una nuova governance che renda il sistema più sostenibile ma che renda più sostenibile anche la vita delle imprese. Perché di questa impresa il Paese ha bisogno.
La ministra Grillo ha garantito che in questa manovra non ci saranno tagli alla sanità, ma ha anche individuato la farmaceutica come possibile fonte di risparmi
Non capisco dove si possano trovare dei risparmi. Se si tratta di puntare a un maggior uso dei generici, allora i risparmi non arriveranno, mi dispiace. Perché nella territoriale il 90 per cento dei farmaci è ormai a brevetto scaduto. Che siano generici o fuori brevetto branded non cambia perché lo Stato paga comunque il prezzo più basso. Che cosa vogliamo di più? Il farmacista è obbligato a dare il generico, il medico deve prescrivere il principio attivo, siamo al 90%...non vedo dove si possa fare un risparmio.
Sui biosimilari ci sono più spazi?
Forse sì. Ma anche lì siamo il paese che ne usa di più in tutta Europa. Per trovare soluzioni vere, bisogna uscire da quel meccanismo contorto che vede la farmaceutica come un silos. E non all’interno di un sistema che arriva al paziente. Si dice sempre che i farmaci oncologici costano tanto. Certamente costano più di dieci anni fa. Ma ogni anno si spendono 250 milioni in meno per trattare i malati oncologici. Che cosa vuol dire? Che la tecnologia farmaceutica genera risparmi. E forse gli sprechi vanno cercati altrove. Se poi vogliamo togliere la rimborsabilità ad alcune terapie, vuol dire spostare la spesa sui cittadini.
Tra le ipotesi c’è di rendere strutturali alcuni meccanismi di determinazione del prezzo degli innovativi, come prezzo volume, pagamento per risultato e altre forme di condivisione del rischio.
Queste sono misure già applicate da tempo e inventate in Italia. Il vero prezzo del farmaco ormai non è quello che si dice. Va calcolato dopo aver sottratto tutti i payback e gli sconti. I contratti durano solo un anno, al massimo due, e poi si torna in Aifa. Il 35% di tutti gli accordi negoziali basati sul risultato li fa l’Italia. Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti con il 25%. Germania, Francia, spagna arrivano al 5 per cento. Quindi noi siamo già molto avanti. Il nostro vero problema è il sotto-finanziamento della spesa ospedaliera. Prima dell’arrivo dei farmaci anti Epatite C spendevamo un miliardo per trattare i pazienti. Ne abbiamo guariti 150mila. Questo è un numero che tutti dimenticano. Questa è la bellezza del nostro settore. Io credo sia giusto aiutare i malati ma anche un’industria che queste innovazioni le finanzia.
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