Imprese e mercato
Per il welfare di domani prove d’intesa tra istituzioni e imprese
di Barbara Gobbi
Un’Italia con un indice di vecchiaia pari a 165,3 - destinato a crescere a 257,9 nel 2065 - e dove al 1° gennaio 2017 la coorte dei giovani tra 0 e 14 anni era scesa al livello mai sperimentato del 13,5%, a fronte della pletora di over 65 che supera il 22% della popolazione. Un Paese dove le disuguaglianze crescono: sia in termini di fruizione della sanità e dei servizi assistenziali, sia all'interno dei diversi gruppi sociali, sia a livello territoriale. Questo il contesto tracciato dal presidente Istat Giorgio Alleva, che ha aperto a Roma il convegno Unipol-Unisalute “A ciascuno il suo welfare: Bisogni mutevoli, scelte individuali, risposte integrate”.
Tra i partecipanti, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, il presidente Inps Tito Boeri, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il responsabile Sanità del Pd Federico Gelli. L’evento rappresenta l’edizione 2017 del programma “Welfare Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali”, piattaforma permanente di discussione sui temi del welfare promossa dal Gruppo Unipol.
La mattinata di lavori ha messo insieme il punto di vista delle istituzioni e delle imprese. A partire dalla proposta di Unipol, veicolata dal Ceo del Gruppo, Carlo Cimbri: più collaborazione pubblico/privato su assistenza ai non autosufficienti, diffusione del welfare aziendale e istituzione di una piattaforma di coordinamento per favorire la collettivizzazione della domanda di welfare degli individui.
Interventi che non sarebbero più rinviabili: ad esempio, la propensione a fare controlli medici è maggiore per le donne e per i residenti nel Centro-Nord e, dall’altro lato, si allarga la forbice sociale tra chi rinuncia, per motivi economici, a sottoporsi a cure mediche o esami (1 su 5 all'interno delle famiglie a basso reddito). Sul fronte dell’offerta, solo il 9% dei Comuni italiani, tutti nel Nord Italia, sono virtuosi in termini di servizi sociali offerti, mentre nel privato cresce il ricorso al welfare aziendale, adottato da quasi il 60% delle grandi imprese manifatturiere. E sebbene due italiani su tre (il 67,7%) si dichiarino “in buona salute”, dato che sale al 75,6% per le famiglie della classe dirigente, l'invecchiamento progressivo della popolazione - per la prima volta gli over 65 hanno superato il 22% - pone nuove e complesse sfide per ridurre le disuguaglianze attraverso l'offerta di politiche mirate non solo ad aiuti economici, ma anche all'erogazione di maggiori servizi.
Queste le proposte avanzate Gruppo Unipol nel dettaglio: per le sfide alla sostenibilità del welfare, l'evoluzione sociale e demografica del Paese renderebbe necessario accelerare un ruolo attivo del privato in campo socio-sanitario, in particolare nei settori non coperti da intervento pubblico: ad esempio, odontoiatria e Long Term Care (LTC). L'expertise di Unipol nel settore LTC permetterebbe di affiancare il Ssn nella complessiva la domanda di protezione sociale e le linee di collaborazione tra pubblico e privato. Secondo focus, la domanda di protezione sociale, divenuta sempre più diversificata e personalizzata, che dovrebbe portare allo sviluppo di misure atte ad incrementare ulteriormente la diffusione del welfare aziendale, focalizzando l'offerta sul sostegno alle fragilità e alla riduzione del rischio di impoverimento della classe media. Dati di scenario: il 40% delle famiglie italiane è interessata al rimborso delle spese mediche, il 7% al sostegno per la LTC, il 20% al supporto agli oneri scolastici dei figli, il 12% alle misure per il sostegno alla gestione dei figli (fonte: MBS). Unipol intende favorire la diffusione dell’offerta di un pacchetto welfare integrato, con cui offrire previdenza ed allo stesso tempo assistenza agli aderenti, con particolare riferimento ai familiari a carico e figli minorenni.
Infine, il Gruppo si propone come «partner credibile» per lo Stato, sia come assicuratore sia come piattaforma di servizi e, grazie alle competenze di UniSalute, può svolgere il ruolo di “coordinatore di assistenza socio-sanitaria”, ovvero piattaforma operativa di interfaccia verso il cittadino e di coordinamento delle strutture assistenziali, in particolare ad esempio nell'ambito della gestione dei malati cronici. I dati di scenario li fornisce di nuovo l’Istat: l’Italia è un Paese sempre più anziano - con una vita media che entro il 2065 sarà di 86,1 anni per gli uomini e 90,2 anni per le donne - e già oggi il 60% della popolazione over 75 ha due o più malattie croniche: la spesa per la Long Term Care è quindi destinata a crescere.
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