Imprese e mercato
Materie prime farmaceutiche, Aschimfarma: «Così abbiamo battuto i competitor asiatici»
di Rosanna Magnano
Stop alla burocrazia, formazione continua per gli addetti e per il management, più tracciabilità del farmaco e dei suoi componenti per valorizzare i principi attivi made in Italy, finanziamenti per facilitare l’accesso a tecnologie 4.0, programmi pubblici di investimento per favorire la crescita dimensionale delle imprese, anche tramite aggregazioni, e per vincere la sfida biotech. Sono queste le priorità dell’industria delle materie prime farmaceutiche che emergono dallo studio presentato oggi al Forum 2016 di Aschimfarma, l'associazione di Federchimica che rappresenta in Italia i produttori di principi attivi farmaceutici (anche detti Api, active pharmaceutical ingredients).
Un settore di punta poco noto al grande pubblico che dal nostro paese genera il 10% del fatturato mondiale, pari a circa 43 mld di dollari. Un comparto decisamente export oriented, con una quota di vendite all’estero pari all’85%. E l'intensità delle esportazioni emerge anche nei dati microeconomici raccolti presso le imprese Api, dove il rapporto tra export e fatturato è in media dell'80%, ma supera il 90% nelle imprese più aperte ai mercati internazionali. Realtà che puntando sulla qualità hanno battuto la concorrenza dei temibili competitor asiatici, penetrati nei mercati europei e statunitensi soprattutto grazie ai bassi costi di produzione. Le esportazioni nel 2015 hanno infatti raggiunto un livello che supera del 50% quello del 2008.
«Abbiamo da tempo raccolto le più importanti sfide della globalizzazione - dichiara Gian Mario Baccalini, Presidente di Aschimfarma - producendo secondo standard di alta qualità e sofisticata specializzazione, nonché del cambiamento tecnologico, con investimenti in capitale umano e ‘Industria 4.0' ». Una scelta che ha premiato le imprese: «Le multinazionali del farmaco - continua Baccalini - premiano la strategia dei produttori italiani: molte big pharma negli ultimi anni sono tornate ad acquistare in Europa ed in particolare in Italia. Anche le nostre Istituzioni hanno vinto la scommessa della competitività, privilegiando la qualità come elemento strategico per la tutela della salute e la crescita industriale del settore chimico farmaceutico. L'assunzione di questa strategia da parte di Aifa ha favorito il mantenimento e il miglioramento degli standard qualitativi dei produttori italiani di principi attivi farmaceutici nei confronti della competizione mondiale».
Performance di spicco anche sulla percentuale di personale dedicato a ricerca e sviluppo, più che doppia rispetto alla media manifatturiera; sul costo del lavoro pro-capite, che supera del 50% la media manifatturiera; sulla produttività, doppia rispetto alla media manifatturiera, e sulla redditività operativa, più del doppio sul settore.
In sostanza «un caso di eccellenza tra i settori industriali italiani - si legge nello studio - sia per quanto riguarda il livello raggiunto dalla tecnologia produttiva, sia per quanto riguarda la loro sostenibilità economica, sociale e ambientale».
Imprese a «buona redditività», confermata anche dall'analisi del Report: «La redditività della gestione operativa delle imprese - spiega lo studio - misurata in termini di Mol/fatturato, è rimasta elevata per tutto il periodo della crisi economica».
Non a caso le materie prime farmaceutiche sono una delle poche industrie manifatturiere ad aver superato indenne lo shock della crisi economica del 2009, con un indice di produzione 2015 nettamente superiore a quello del 2008 e con un differenziale positivo nei confronti della media dell'industria manifatturiera .
Positive anche le previsioni sui trend a lungo termine. «Occorre tenere presente - si legge nello studio Aschimafarma - che la produzione italiana di Api fa generalmente riferimento al segmento di domanda legato ai farmaci di alta qualità, specifico dei paesi europei e del Nord-America, aree con i più alti livelli di spesa per farmaci (pur mostrando dinamiche di crescita meno brillanti di quelle dei paesi emergenti). Anche gli attuali vincoli alla spesa sanitaria, che riguardano ormai tutti i paesi industrializzati, rappresentano un elemento a favore dello sviluppo delle imprese Api, perché favoriscono la diffusione dei farmaci generici e quindi una maggiore domanda per le imprese Api ad esse dedicati. Di converso, il processo di riorganizzazione in atto nel comparto dei farmaci branded, che vede la diffusione dell'impresa network, concentrata su poche funzioni strategiche, come R&S e marketing, favorisce il decentramento produttivo e quindi la produzione in conto terzi delle imprese Api italiane, le più specializzate in questa organizzazione produttiva a livello europeo».
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