Imprese e mercato
Sovaldi, profitti Gilead ancora sotto la lente degli analisti americani
di Mario Melazzini e Luca Pani (presidente e dg di Aifa)
24 Esclusivo per Sanità24
A due anni dalla commercializzazione, in Europa e negli Stati Uniti, del primo degli antivirali di nuova generazione contro il virus dell'epatite C, il prezzo di Sovaldi (nome commerciale di sofosbuvir) e i profitti realizzati da Gilead Sciences Inc. con il suo medicinale sono ancora sotto la lente di osservatori finanziari internazionali, decisori politici e soggetti pagatori.
Fin dall'inizio della negoziazione del farmaco in Italia, l'AIFA ha fatto appello alla trasparenza e alla responsabilità sociale dell'Azienda, che richiedeva un prezzo insostenibile per il Servizio sanitario nazionale, ingiustificato e persino inopportuno visto il numero di pazienti nel nostro Paese e anche alla luce dei profitti insperati realizzati nei primi mesi di vendita.Negli Stati Uniti, dove la molecola brevettata da Gilead è stata introdotta sul mercato a prezzi persino più elevati rispetto ad altri Paesi occidentali (compreso il nostro), legittimando le aspre critiche e le indagini del Senato Americano, il “caso Sovaldi” continua a rappresentare una dolente spina nel fianco per i contribuenti, i pazienti e adesso anche per il fisco.
Secondo quanto emerge da un rapporto appena pubblicato dall'Americans for Tax Fairness (ATF) e ripreso da Bloomberg, l'Azienda avrebbe fatto ricorso a espedienti contabili per trasferire miliardi di guadagni in paradisi fiscali off-shore.Da quando Gilead ha introdotto il suo farmaco da 1.000 dollari al giorno per l'epatite C il suo margine di profitto è aumentato vertiginosamente, mentre l'aliquota fiscale è scesa del 40%, sostengono gli Autori del report. Trasferendo alcune delle sue proprietà intellettuali in Irlanda, Gilead avrebbe aderito a una strategia comune ad altre aziende americane che le ha consentito di ridurre le imposte USA di 10 miliardi di dollari dal 2013.
Due terzi delle vendite di Sovaldi sono state realizzate negli Stati Uniti ma Gilead contabilizza solo il 37% circa dei suoi profitti sul territorio nazionale, assegnando la percentuale restante a località con tassazione nulla o ridotta.Il margine di profitto della Società – incalza il report – è aumentato di cinque volte dal 2013 e lo scorso anno ha raggiunto 21,7 miliardi di dollari, secondo i documenti pubblicati dall'Azienda. Nello stesso periodo, l'aliquota fiscale di Gilead a livello mondiale è scesa dal 27,3% al 16,4%. Anche se negli Stati Uniti l'aliquota d'imposta obbligatoria sulle società è il 35%, la maggior parte delle aziende pagano molto meno, e Gilead non rivela la sua aliquota fiscale effettiva negli Stati Uniti. Il report definisce “particolarmente irritante” l'elusione delle tasse federali USA, dal momento che le sovvenzioni federali per la ricerca (National Institutes of Health e dal Department of Veterans Affairs) hanno contribuito a rendere possibile lo sviluppo di Sovaldi.
«I contribuenti statunitensi hanno pagato alla Gilead più di 5 miliardi di dollari l’anno per il trattamento di migliaia di pazienti affetti da epatite C attraverso Medicare e Medicaid» proseguono gli Autori, che criticano la politica di prezzo aggressiva praticata dalla azienda: quando è stato introdotto nel 2013, il ciclo di trattamento di 12 settimane aveva un prezzo di listino di 84.000 dollari, prima degli sconti e dei ribassi negoziati con le compagnie assicurative – ricordano nel report – mentre Harvoni, un trattamento di combinazione che associa sofosbuvir a ledipasvir sempre della Gilead, ha debuttato un anno dopo a 1.125 dollari a compressa, o 94.500 dollari per un trattamento completo. Eppure “diversi gruppi di ricerca hanno stimato che il costo di produzione di un trattamento completo varia da 68 a 1400 dollari».
Nel presentare la relazione conclusiva dell'indagine della Commissione Finanze del Senato americano, un anno fa, il senatore Ron Wyden, un democratico dell'Oregon, affermò che la politica di prezzo dell'Azienda era stata talmente focalizzata sulla massimizzazione del profitto da mettere in secondo piano questioni come l'accessibilità e la sostenibilità.
Come l'Aifa ha più volte evidenziato - non ci può essere innovazione e accesso equo ai farmaci senza prevedere che i costi siano sostenibili. Le politiche di prezzo delle aziende non possono essere guidate esclusivamente da logiche di profitto, che non tengano conto dei risvolti etici e strategici nel lungo periodo, perché ciò andrebbe a danno, non soltanto dei pazienti, ma anche di quella ricerca da cui scaturiscono certamente benefici di salute per la collettività ma, in ultima analisi, proprio gli utili per le imprese.
Davanti ad evidenze del genere, se confermate, verrebbe il legittimo sospetto che la Gilead non sia solo un'azienda farmaceutica quanto piuttosto finanziaria e che le sue strategie di continuare a massimizzare i profitti stiano seriamente offuscandone non solo l'immagine ma anche il valore commerciale globale.Tutto ciò produrrebbe un danno economico ben maggiore di quanto prevedibile e qualcosa di cui il suo appena rinnovato management farebbe bene a tener conto.
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