Imprese e mercato
Farmindustria «chiama» le aziende Usa e rafforza l’impegno sulla trasparenza in sanità
di Rosanna Magnano
L’industria farmaceutica italiana, archiviata la congiuntura negativa, lancia il suo richiamo alle imprese Usa e rinnova il suo impegno per la trasparenza in sanità , sulla scia dell’approvazione da parte dell’Efpia del nuovo codice di condotta che obbliga le aziende a pubblicare entro il 30 giugno 2016 tutte le linee di finanziamento inidirizzate ai professionisti della salute.
«Il settore farmaceutico, fiore all'occhiello del made in Italy, ha ormai superato la crisi. E oggi da New York invita le imprese americane a consolidare gli investimenti che negli ultimi 5 anni hanno raggiunto complessivamente i 2,5 miliardi di dollari. Il nostro Paese ha tutte le caratteristiche per attrarne ancora di più: dalle risorse umane di qualità al know how delle imprese, dai centri di eccellenza all'indotto». È quanto ha detto il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, nel corso del convegno Influence, Relevance, Growth - Italy's opportunity and new paradigm, organizzato da Italian Business & Investment Initiative in collaborazione con Ernst & Young.
Le performance sono brillanti e i numeri parlano chiaro. «La produzione negli ultimi anni è aumentata progressivamente - continua Scaccabarozzi - fino a raggiungere, a partire dal 2010, un +10% rispetto al -7% della media manifatturiera».
«L'Italia farmaceutica è al secondo posto per produzione nell’Ue (30 miliardi nel 2015) dopo la Germania, che è ormai vicina. Dato determinato per oltre il 70% dall'export. E l'occupazione è in crescita negli ultimi due anni con 5.000 nuovi assunti, di cui la metà under 30. Senza dimenticare che, nel farmaceutico, l'industria 4.0 è una realtà.
Anche dalla ricerca vengono segnali positivi: +20% totale degli investimenti negli ultimi due anni con un aumento della quota degli studi clinici italiani a livello europeo. E con una crescente specializzazione nel biotech, nei vaccini e negli emoderivati. Risultati di eccellenza sono poi quelli raggiunti nelle terapie avanzate e nelle malattie rare.
Successi da consolidare – conclude Scaccabarozzi – con una nuova governance che valorizzi l'innovazione e renda l'Italia ancora più attrattiva».
Parola d’ordine trasparenza
E Farmindustria conferma la sua attenzione al capitolo trasparenza, scoprendo le carte sul tavolo delle relazioni con il mondo della sanità. Una «zona grigia», terreno di episodi di illegalità ma anche ingiusta fonte di sospetti e pregiudizi per chi opera in una cornice di correttezza. Con un anticipo di quasi un anno, già da maggio 2015, l’associazione delle imprese del farmaco ha infatti recepito nel proprio Codice deontologico quanto previsto dalle nuove linee guida adottate dall'European federation of pharmaceutical industries and associations (Efpia), che andranno applicate entro il 30 giugno 2016.
A partire da quella data l'industria farmaceutica dei 33 Stati membri dell’associazione dovrà rendere pubblici i pagamenti effettuati a favore di tutti i professionisti della salute: dalle sponsorizzazioni per partecipare ai congressi medici a quelle per incontri organizzati dalle aziende, dalle consulenze alla partecipazione a comitati consultivi.
Per il presidente di Farmindustria, il nuovo codice di condotta adottato dall'Efpia «sarà uno strumento attraverso cui alimentare la trasparenza e sconfessare così i pregiudizi esistenti sulla relazione fra queste aziende e i camici bianchi. Abbiamo già recepito le nuove norme Efpia nel nostro codice deontologico e il 30 giugno saremo pronti a rendere pubblici tutti i dati relativi all'anno 2015. Questo è un tema che rappresenta secondo noi un trasferimento di valore bilaterale: le aziende trasferiscono ai medici la conoscenza dei loro farmaci, sempre più innovativi e dunque spesso complicati da utilizzare; e loro ci trasferiscono il valore fondamentale che è l'esperienza nell'uso di queste terapie, molto importante soprattutto ai fini della ricerca. Tutto questo, quando è regolato da transazioni economiche, dà luogo a un certo pregiudizio, contro un fine che invece è nobile. Con l'Efpia abbiamo deciso di rendere il tutto trasparente, in modo da contribuire a cancellare le false credenze».
«Tutte le aziende farmaceutiche aderenti alla nostra associazione - assicura Scaccabarozzi - si stanno preparando: ognuna pubblicherà sul proprio sito i dati sui pagamenti riconosciuti a medici. Abbiamo già fatto diversi incontri con società scientifiche e associazioni di categoria e anche loro vedono molto positivamente questo contributo alla trasparenza. Saremo pronti per l'ultima settimana di giugno».
L’impatto delle nuove regole:
scatta l’operazione «disclosure»
«Il codice “Disclosure” - spiega Julie Bonhomme, Legal Affairs & Compliance Deputy Director dell'Efpia - impone a tutte le aziende che fanno parte della nostra associazione, e alle imprese membri di associazioni riunite nell'Efpia, di rivelare i trasferimenti di valore a operatori e organizzazioni sanitarie». Secondo quanto previsto dal documento, prosegue, «le società farmaceutiche dovranno innanzitutto rivelare i nomi degli operatori sanitari e delle organizzazioni che hanno ricevuto pagamenti o altri trasferimenti di valore da loro. Dovranno inoltre comunicare gli importi totali per tipo di attività, che potrebbero consistere, ad esempio, in una borsa di studio, in una `fee´ per una relazione a un convegno, nel pagamento di un viaggio o nelle tasse di registrazione per partecipare a un congresso di formazione medica. I primi dati saranno pubblicati entro il 30 giugno 2016, e saranno relativi ai pagamenti effettuati nel 2015. Queste informazioni saranno disponibili su una piattaforma pubblica, che potrà essere il sito web della società o, in alcuni Paesi, un portale che unisce i dati di varie aziende».
«Il codice Efpia - aggiunge Bonhomme - copre i 33 Stati membri dell'associazione, così come i Paesi che decidono di rispettare volontariamente il codice, abbracciando così un'area geografica che va dal Portogallo alla Russia, dalla Turchia all'Islanda, e dalla Grecia verso i Paesi scandinavi». Alcuni Paesi sono più avanti degli altri e «hanno già iniziato a pubblicare i dati dei pagamenti, perché richiesto da leggi nazionali o da altre regole di autoregolamentazione: si tratta di Danimarca, Francia, Portogallo e Paesi Bassi».
«L'obiettivo che l'Efpia si è posta nel mettere a punto questo codice - conclude - è in primis la collaborazione tra l'industria e gli operatori sanitari a beneficio dei pazienti. Si tratta di un rapporto che ha reso possibile l'arrivo di numerosi farmaci innovativi e ha cambiato il modo in cui molte malattie impattano sulla nostra vita. L'industria e gli operatori sanitari collaborano in una serie di attività di ricerca clinica, di condivisione delle migliori pratiche cliniche e di scambio di informazioni su come le nuove medicine si devono adattare al percorso del paziente. Portare una maggiore trasparenza in questo rapporto vitale, già ben regolato, rafforzerà la base per la collaborazione futura. La società ha aspettative sempre più grandi nei confronti della trasparenza, soprattutto nel settore sanitario. Vogliamo essere sicuri di soddisfarle».
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