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Previdenza: il montante contributivo torna a crescere, un tasso così alto non si registrava dal 2009
di Claudio Testuzza
24 Esclusivo per Sanità24
In un momento in cui si parla di incrementare gli importi pensionistici futuri assai parzialmente ( più 3 euro al mese ) un meccanismo automatico, previsto dal sistema previdenziale attuale, consente di dare una buona notizia per chi avesse in programma di mettersi a riposo dal 2025. Infatti dopo anni di stagnazione torna a crescere il montante contributivo, che consiste nel capitale che il lavoratore accumula nel corso degli anni lavorativi.
Per determinare il montante dei contributi bisogna individuare la base imponibile annua (retribuzione montante annua per gli iscritti alle gestioni pensionistiche dei lavoratori dipendenti oppure reddito annuo per gli iscritti alle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi) corrispondente ai periodi di contribuzione obbligatoria, volontaria, figurativa, da riscatto o da ricongiunzione fatti valere dall’assicurato in ciascun anno. Calcolare, poi, l’ammontare dei contributi di ciascun anno moltiplicando la base imponibile annua per l’aliquota di computo del 33% in caso di lavoratore dipendente oppure per l’aliquota di computo del 24% in caso di lavoratore autonomo. Per i gli iscritti alla gestione separata dell’Inps l’aliquota varia dal 24% al 33%. Inoltre, ed è questa la procedura che interessa di più il sistema, determinare il montante individuale dei contributi sommando l’ammontare dei contributi di ciascun anno, rivalutato annualmente sulla base del tasso annuo di capitalizzazione risultante dalla variazione media quinquennale del Prodotto interno lordo (Pil), calcolata dall’Istat con riferimento al quinquennio precedente.
Il meccanismo riguarda il calcolo della pensione con il c.d. “sistema contributivo”. E’ quindi importante per chi ha meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 o per chi ha iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1996 in poi perché gran parte o l’intera pensione sarà calcolata con le regole del sistema contributivo. E’ meno impattante per chi ha raggiunto 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 dato che nei suoi confronti il calcolo contributivo si applica solo a partire dal 1° gennaio 2012. Essendo stato il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale, nei cinque anni precedenti il 2024, pari a 0,036622, pertanto, il coefficiente di rivalutazione risulta pari a 1,036622. Lo ha reso noto l’Istat con la nota prot. n. 2545394/2024, pubblicata sul sito del ministero del Lavoro.
Il tasso, come consueto, fungerà da parametro per rivalutare il montante acquisito al 31 dicembre 2023 per i lavoratori iscritti alle gestioni della previdenza pubblica obbligatoria (INPS), la cui decorrenza della pensione sarà compresa tra il 1° gennaio 2025 ed il 31 dicembre 2025. Un montante contributivo di 100.000€ al 31 dicembre 2023 varrà quindi 103.662 € facendo registrare un aumento di 3.662 €.
Si ricorda, che la rivalutazione non opera sui contributi versati nell’anno precedente la decorrenza della pensione (quindi nel 2024) né per quello di pensionamento (2025). Non ha effetti, quindi, per chi è già in pensione al 31 dicembre 2024. In tal caso la rivalutazione della pensione dal 1° gennaio 2025 avverrà tramite, invece, con la perequazione annua agganciata però all’inflazione La percentuale che, applicata al montante, determina l’importo annuo di pensione è prefissata dalla legge, in corrispondenza dell’età di pensionamento, a partire dal 57° sino al 71° anno: si chiamano «coefficienti di trasformazione». Anche questi coefficienti sono soggetti a revisione, a cadenza biennale . Nel biennio 2023/2024 sono migliorati, rispetto al passato, comportando quindi un calcolo della pensione più alto rispetto al passato. Era dal 2009 che non si registrava un tasso così alto allorquando era stato del 3,32%. Successivamente i valori del tasso di capitalizzazione non erano mai superiori al 2%. - solo nel 2023 era stato del 2,3 % -, ma, anzi, per gli anni 2014 e 2021 i valori erano stati negativi. Tuttavia poiché per legge il tasso del singolo anno non può essere inferiore ad uno, quando ciò avviene, come nel caso di quegli anni, l’eventuale perdita viene compensata in occasione del successivo valore positivo. Infatti nel 2014 il Decreto Poletti (Dl n. 65/2015) -Governo Renzi,- ci aveva messo una toppa scongiurando una svalutazione del montante contributivo. Nel 2021, invece, il tasso non applicato è stato recuperato sulla rivalutazione del 2022.
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