Dal governo

Schillaci, fascicolo sanitario traino dell’Italia digitale e già lavoriamo al Fse 2.1

di Red. San.

S
24 Esclusivo per Sanità24

«Il Fascicolo sanitario elettronico sta diventando il traino dell’Italia digitale, che insieme alla telemedicina e alla digitalizzazione delle strutture avvicinerà la sanità ai cittadini e favorirà una presa in carico più integrata. Entro il prossimo anno l’85% dei medici dovrà alimentarlo, ma già adesso quasi il 96% lo utilizza almeno per le prescrizioni. Entro il 2026 tutte le Regioni dovranno usarlo ed entro il 2030 tutti i cittadini dovranno poter accedere ai propri dati». Così il ministro della Salute Orazio Schillaci intervenuto al convegno sul Fascicolo sanitario 2.0 organizzato a Roma come prima delle tre tappe italiane - a seguire Cernobbio e Bari - di presentazione del nuovo logo del Fse e dello stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che alla piena implementazione del ’fascicolo’ destina 1,3 miliardi. E «lo strumento si prepara già a essere potenziato - ha annunciato Schillaci - con il decreto in lavorazione per il “Fse 2.1”, arricchito di contenuti e servizi come i piani terapeutici, la dichiarazione di volontà alla donazione di organi e tessuti, i certificati di idoneità all’attività sportiva».
«I dati forniti dal Cruscotto di monitoraggio del Dipartimento per la transizione digitale ci dicono che la cultura della sanità digitale sta facendo progressi - ha sintetizzato il ministro -. Nella maggioranza delle Regioni sul Fse sono già attivi i servizi di base: nell’81% delle Regioni si può scegliere e revocare il medico di famiglia; nell’81% si possono richiedere o rinnovare le esenzioni; nel 71% si prenotano prestazioni del Ssn, nel 67% si possono anche pagare ticket e prestazioni». Il ministro sottolinea anche che lo sviluppo del Fascicolo «non è omogeneo in tutta Italia. Le Regioni partivano da livelli diversi, ma ovunque c’è una crescita - e questo è positivo- un consolidamento di questa innovazione. Ad esempio è al di sopra dell’80% la percentuale di medici di famiglia e pediatri che in un dato periodo hanno effettuato almeno un’operazione sul Fse, “operazione” che può riferirsi anche a una ricetta dematerializzata», ha chiarito il ministro.


© RIPRODUZIONE RISERVATA