Dal governo
Medicina convenzionata, da Lorenzin l’input ufficiale a Garavaglia sul nuovo Atto d’indirizzo
di Barbara Gobbi
Nuovi Livelli essenziali di assistenza, Piano nazionale cronicità, Piano nazionale vaccini e nuova legge sulla responsabilità professionale. Sono questi i macro temi che, al di là della partita economica, i medici convenzionati hanno portato come acqua al mulino della causa di un nuovo Atto d’indirizzo. E sono questi temi che, alla vigilia della riunione di giovedì 27 in Comitato di settore Sanità - in cui finalmente dovrebbe mettere le ali il nuovo Atto d’indirizzo - la ministra della Salute pone al cuore della lettera appena inviata al presidente del Comitato, Massimo Garavaglia. Che è anche coordinatore degli assessori alle Finanze e che, all’indomani dello stato di agitazione annunciato dalla Fimmg, ha sciolto gli indugi “aprendo” sul nuovo testo.
Valutare «l’opportunità di aggiornare gli atti di indirizzo per l’area della medicina convenzionata (medici di famiglia, pediatri e specialisti ambulatoriali», si legge nella lettera di Lorenzin. Non solo: «L’aggiornamento dei richiamati atti d’indirizzo risponde anche all'esigenza - scrive Lorenzin - di prevedere interventi finalizzati ad un ricambio generazionale nell'ambito della medicina convenzionata, attraverso meccanismi volti a non interrompere l'assistenza sanitaria territoriale, quali la velocizzazione dell'accesso alla professione da parte dei giovani medici e il loro coinvolgimento già nel corso del periodo di formazione».
Dalla ministra arriva dunque l’avallo politico a una ripresa delle trattative che ampli l’orizzonte della bozza di Acn ferma alla Sisac di Vincenzo Pomo, rivedendola all’origine. Cioè ripartendo proprio da quell’Atto d’indirizzo su cui il Comitato di settore fino a oggi aveva preferito non concentrarsi. Perché la partita economico-finanziaria “pesava”, come aveva spiegato Garavaglia a questa testata il 6 luglio scorso , e perché mancava anche un assist politico. Ma le geometrie politiche, prima ancora delle disponibilità finanziarie, si rimodellano. Il dialogo tra l’assessore alle Finanze e il segretario della Fimmg, Silvestro Scotti, ha dato frutti.
Non a caso, nel comunicato in cui Fimmg annunciava lo stato di agitazione , Scotti tendeva una mano alle Regioni, in un passato recente acerrime nemiche del principale sindacato della Medicina generale. Come? Alleandosi con i governatori nella richiesta di un Fsn adeguatamente rimpinguato: il sindacato ora ritiene «inaccettabile che la politica parlamentare non affronti il problema del rifinanziamento del Fsn in vista della prossima legge di stabilità». Musica, per le orecchie dei presidenti, alle prese con le decurtazioni crescenti, tra 2017 e 2018, al miliardo di euro aggiuntivo stanziato dalla legge di Bilancio 2017. «Quest’anno - avvisava l’assessore lombardo parlando con Sanità24 - di fatto il tesoretto annunciato si è ridotto di 422 milioni, pari al contributo Sanità, derivante dalla legge di Stabilità 2016, che le Regioni a statuto ordinario hanno dovuto pagare al posto delle “speciali” . Nel 2018 la decurtazione di quel miliardo crescerà: se ne andranno ben 600 milioni e di fatto avremo a disposizione solo 400 mln in più. Ci aspettiamo che questo gap sia affrontato e risolto con la prossima finanziaria. Altrimenti non si capisce dove dovremmo trovare le risorse, non solo quelle per i contratti».
Ora, i medici di medicina generale incasseranno probabilmente la partita. Non c’è tempo da perdere. A settembre si parte con la manovra 2018 ed è lì che andranno a stringersi anche nuove possibili intese, magari anche con i medici ospedalieri, anch’essi in attesa di contratto. Il nuovo asse Regioni-medici potrebbe produrre un aumento delle risorse, sempre che ci sia la volontà politica. Intanto, l’obiettivo è arrivare a chiudere entro fine Legislatura. L’orizzonte temporale auspicato è dicembre 2017.
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