Dal governo
Zaia (Veneto): «Decreto su vaccini a scuola inaccettabile, lo impugneremo davanti alla Consulta»
di Barbara Gobbi
«Non siamo né siamo mai stati contro i vaccini, che non ci sogniamo di mettere in discussione. Siamo anzi preoccupati che il decreto voluto dalla ministra della Salute Lorenzin diventi un incentivo all’abbandono. Perché scegliere la strada della coercizione su un tema così delicato, dove la strada da seguire è quella della formazione, dll’informazione alle famiglie e dell’organizzazione dei servizi, è una carta perdente. Che in più rischia di fare arretrare un modello vincente come quello adottato in Veneto da dieci anni a questa parte e diffuso i 15 tra i principali Paesi europei, dalla Gran Bretagna alla Spagna, dalla Germania al Nord Europa».
Il governatore Luca Zaia è tranchant, nell’annunciare la decisione di impugnare davanti alla Corte costituzionale il decreto legge sull’obbligo vaccinale a scuola. Il Veneto, che ha abolito l’obbligo dal 2007, ha chiesto all’Avvocatura di attivarsi su più fronti: verifica di una effettiva situazione di emergenza (che avrebbe motivato la scelta del decreto legge), lesa autonomia della Regione, introduzione di un obbligo che contrasta con il “non obbligo” nella Regione stessa. Più varie ed eventuali. «Anche considerando - aggiunge Zaia - che trovo assolutamente iniquo prevedere multe sperequative, dicendo in pratica che chi ha 7500 euro da spendere può rifiutare il
vaccino e chi non li ha no. L’obbligo da parte della Asl di segnalazione alla Procura, poi, non sta né in cielo né in terra: ci mancava solo di prevedere l’arresto».
A chi gli chiede come si declini la formula del Veneto, stabilizzato sul 92,6% di bambini vaccinati, Zaia sciorina il doppio mix comunicazione-tecnologia. Colloqui estesi con le famiglie, piena operatività dell’anagrafe vaccinale informatizzata, che in altre Regioni manca e la cui attivazione alivello nazionale è uno dei target del nuovo Piano nazionale vaccini. «Nell’era del paziente informato - avvisa il governatore - non ci permettiamo di liquidare il genitore dubbioso sui vaccini con un “ipse dixit”. Le mamme ci espongono giustamente i loro dubbi concreti sulla scelta di introdurre 12 vaccini invece di un numero minore, sulla scelta di iniezioni multi-vaccino, ci chiedono programmi vaccinali ad hoc per i loro bambini. È nostro dovere informare con trasparenza e chiarezza, poi la scelta resta inevitabilmente in capo alla singola famiglia. Che certo, se non si convince con il colloquio, non lo farà per obbligo di legge. Ben altro mi sarei aspettato dal ministero della Salute: un bel decreto che prevedesse un’ampia interazione con le famiglie e assegnasse alle aziende sanitarie dei benchmark ben precisi».
La guardia sui vaccini - rilancia Zaia - va sempre tenuta alta. «Le coperture vanno monitorate - spiega - appunto con l’anagrafe e con l’attenzione ai livelli soglia. Sei-sette mesi fa, ad esempio, ho disposto che in caso di abbassamento della soglia di sicurezza, nelle scuole primarie si garantisse ai non vaccinabili di frequentare soltanto classi con popolazione vaccinata».
E per quanto riguarda il capitolo costi? «In questi anni come Regione abbiamo investito molto in prevenzione - afferma il governatore -. Anche se a guidarci, nella scelta di impugnare il decreto, non è certo una questione economica ma di principio, adeguarsi all’obbligo comporterebbe una grossa spesa in più. Almeno 20 milioni per vaccini e organizzazione. Se si dovesse partire subito in tutto il Paese, sarebbe il caos».
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