Dal governo

Epatite C e farmaci innovativi, Lorenzin: «Nuovi registri di monitoraggio da aprile, i centri abilitati aumentano da 226 a 273. Ora prezzo etico»

di Rosanna Magnano

Un piano triennale di eradicazione dell’Epatite C che prevede il trattamento di 80mila pazienti l’anno, grazie a una rete di centri abilitati alla somministrazione di farmaci innovativi che si amplia passando da 226 a 273 strutture. Il tutto però pagando alle aziende farmaceutiche un prezzo «etico», che coniughi remunerazione alle imprese e sostenibilità. È questo in sintesi il messaggio che la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha lanciato rispondendo al question time alla Camera a un’interrogazione di Donata Lenzi e altri (Pd) sullo stato della trattativa per l'impiego dei nuovi farmaci contro l'Epatite C e tempi di applicazione del piano di eradicazione di tale malattia.

«Partiranno dal prossimo aprile - spiega Lorenzin - i nuovi registri di monitoraggio per i farmaci anti-Epatite C, sulla base dei nuovi e ben più ampi criteri di accesso previsti dal nuovo Piano di eradicazione dell'infezione da HCV; un Piano, la cui attuazione consentirà di trattare efficacemente, ogni anno, circa 80.000 pazienti affetti da Epatite C e che, anche grazie all'incremento del numero dei Centri abilitati alla somministrazione dei nuovi medicinali antivirali (che passeranno dagli attuali 226 a 273), contribuirà alla progressi va riduzione dell'incidenza dell'infezione, con l'obiettivo di giungere, in pochi anni, ad una completa eradicazione della malattia».

Un traguardo raggiungibile grazie all’arrivo di nuovi farmaci e alla ricontrattazione dei prezzi resa possibile dal superamento di una condizione di mercato vincolata a una sola casa farmaceutica. «Ma perché questo obiettivo possa essere concretamente raggiunto - conclude Lorenzin - è necessario che il prezzo di rimborso di questi farmaci, posto a carico della finanza pubblica, sia un prezzo, per così dire etico, ovvero un prezzo che, pur traducendosi nella giusta remunerazione per le aziende farmaceutiche produttrici, sia sostenibile finanziariamente da un Paese che, come l'Italia, ha oltre un milione di soggetti affetti da questa malattia. Ed è proprio per pervenire a questo “prezzo etico” che l'Aifa sta definendo, in queste settimane, le procedure di rinegoziazione del prezzo di rimborso con le aziende produttrici dei farmaci antivirali; contrattazioni che, in alcuni casi, sono già state concluse».

Il nuovo piano di eradicazione, ha ricordato la ministra, arriva dopo «i risultati positivi» della sperimentazione biennale avviata con la legge di stabilità 2015, che aveva previsto di un Fondo di 500 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016, «che ha consentito alle regioni di acquistare i primi farmaci innovativi che sono in grado di eradicare l'Epatite C, ovvero di fare guarire le persone che ne sono affette».

Lenzi e Miotto (Pd): «Ora gara aperta e senza secretazione»
Alla risposta della ministra Lorenzin è seguita la replica di Anna Margherita Miotto (Pd) che ha espresso soddisfazione - «Le saremo accanto nell’attuazione di una trattativa rigorosa»- e che ha sottolineato però la necessità di non ripetere la situazione che si è verificata con la prima sperimentazione biennale «Quando per il paziente numero uno il Ssn ha dovuto sborsare 40mila euro a trattamento a fronte di 3.400 euro spesi per l’ultimo paziente». Occhio allo spreco di risorse, quindi, scongiurando il rischio paventato dai media di una contrattazione intorno a una quotazione pari a 7mila euro. Le deputate del Pd Lenzi e Miotto, ricordano in una nota che ormai «i costi fissi sono così ampiamente ammortizzati e pertanto la base di trattativa più ragionevole secondo noi è di 3400 euro. A tutt'oggi proseguono i negoziati con le aziende farmaceutiche per la determinazione del prezzo di acquisto a carico del Ssn: noi crediamo che a questo punto di possa andare ad una gara aperta, senza nessuna secretazione, per garantire prezzi più convenienti e cure adeguate per i malati». Se ciò non sarà possibile, ha concluso Miotto nella sua replica, «invitiamo la ministra a prendere in considerazione il ricorso alla licenza obbligatoria».

La «licenza obbligatoria» è una possibilità prevista dall'articolo 30 dell'accordo Trips della Wto sui diritti di proprietà intellettuale. Tale meccanismo prevede che se un governo - dopo aver tentato negoziati con una casa farmaceutica titolare di un brevetto su un farmaco - non riesce a ottenere un accordo per garantire la cura ai propri pazienti, può emanare la clausola di “governament use” della molecola e di farla produrre da un'azienda farmaceutica nazionale per il periodo necessario a fare fronte alla necessità del proprio paese.


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