Dal governo
La Conferenza Stato-Regioni approva il Piano nazionale cronicità
di Barbara Gobbi
Un capitolo importante del Patto salute 2014-2016 prende forma: la Conferenza Stato-Regioni ha infatti approvato, con minime modifiche , il Piano nazionale cronicità che era stato trasmesso dal ministero il 22 luglio scorso. Come anticipato da questa testata , il documento risidegna la presa in carico dei pazienti cronici complessi, mettendo in campo una serie di strumenti che dovranno necessariamente dialogare e interfacciarsi: dai sistemi informativi a quelli di valutazione, da modelli di remunerazione delle prestazioni degli erogatori all’elasticità dei luoghi di somministrazione delle cure, dai sistemi di accreditamentoe autorizzazione all’impiego più ampio possibile della telemedicina).
Al centro, il paziente, che andrà inserito in un percorso di presa in carico per step successivi (a partire dalla prevenzione) e che andrà continuamente sottoposto a valutazioni del team multifunzionale (a gestione prevalentemente del Mmg) che fa capo al distretto. Ma lo stesso malato cronico deve essere formato e informato per poter collaborare attivamente al processo di presa in carico, che si svolgerà quanto più possibile a domicilio.
Il documento varato oggi si articola in due parti: la prima, strategica, detta gli indirizzi generali e fa riferimento essenzialmente ai due modelli prevalenti in Italia, dove adottati - il Chronic care model (Ccm) e il Creg (Chronic related Groups) -; la seconda detta le linee d’indirizzo per dieci differenti patologie. «In particolare - ha scritto il ministero in una nota in occasione dell'invio - il Piano si pone l’obiettivo di influenzare la storia naturale di molte patologie croniche, non solo in termini di prevenzione, ma anche di miglioramento del percorso assistenziale della persona, riducendo il peso clinico, sociale ed economico della malattia. Tali obiettivi sono perseguibili e raggiungibili attraverso la prevenzione primaria, la diagnosi precoce, l'educazione e l'empowerment del paziente, nonché mediante la prevenzione delle complicanze, che spesso sono responsabili dello scadimento della qualità di vita della persona e che rappresentano le principali cause degli elevati costi economici e sociali delle malattie stesse».
La scommessa ora è tradurre in realta un testo che è passato al vaglio attento delle associazioni e dei medici. Innanzitutto reperendo lerisorse adeguate , che il ministero ha individuato in un Pon europeo da cui potrebbero arrivare fino a 50-60 milioni. Poi promuovendo l’attuazione in tutte le Regioni, che dovranno adeguarsi seguendo criteri omogenei per evitare il protrarsi di situazioni di iniquità e di disparità di accesso all’assistenza.
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