Dal governo
Art. 22 Patto salute, ecco la nuova bozza di lavoro
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
Esclusiva. Programmazione del fabbisogno, accesso alla professione e formazione. Qui si era fermata un anno fa e da qui riparte l’attuazione dell’articolo 22 del Patto per la salute, dedicato a “Gestione e sviluppo delle risorse umane”. L’incontro organizzato in mattinata a Lungotevere Ripa tra la ministra della Salute Beatrice Lorenzin e il sottosegretario Vito De Filippo, il coordinatore degli assessori alla Salute Antonio Saitta e il presidente del Comitato di settore Massimo Garavaglia e i principali sindacati medici, ha riaperto concretamente il dialogo tra governo e camici bianchi, dopo ladistensione inaugurata dall’appuntamento con l’esecutivo della settimana scorsa . Che ha dato il via al disgelo e ha messo in stand-by le due giornate di sciopero preventivate per il 17 e il 18 marzo, dopo mesi di tensione alle stelle.
«Un confronto a 360 gradi sulle prospettive di ammodernamento del servizio sanitario e sul contributo che a questo obiettivo si può dare con una migliore formazione e gestione delle risorse umane e dei professionisti impegnati nella sanità - spiega Saitta -. Il dato molto positivo della giornata sta nella massima disponibilità di tutti gli interlocutori ad affrontare in modo convinto il tema di una nuova formazione che è chiave di volta per il rilancio in termini di qualità dell’integrazione fra il territorio e la sanità ospedaliera, rispetto alla quale dobbiamo porci obiettivi di maggiore uniformità e coerenza del sistema. Non a caso con il ministro della Salute, ma anche con le stesse organizzazioni di rappresentanza, abbiamo condiviso l’esigenza di superare un modello antiquato che ha visto – ha concluso Saitta - in molti casi il medico trasformarsi negli anni in semplice prescrittore, mortificando proprio coloro, e sono la maggioranza, che nella professione hanno sempre messo sacrificio e professionalità». «Ora – ha aggiunto Garavaglia - dobbiamo accelerare e recuperare il tempo perduto, seppure in un quadro di risorse limitate. Possiamo farcela se ciascuno saprà mettere da parte ogni sorta di pregiudizio e si adopererà per rispondere ad una esigenza di modernizzazione avvertita certamente dal servizio sanitario, ma prima ancora dai cittadini».
Riveduta e corretta la bozza di Ddl di maggio. I sindacati sono tornati a casa con una piattaforma che ricalca in parte il Disegno di legge delega che, a maggio 2015, aveva incassato il parere favorevole della “Commissione Salute” delle Regioni. Nell’arco di due settimane metteranno a punto, sigla per sigla, le proprie valutazioni che poi confluiranno in un documento di osservazioni unitario a firma dell’Intersindacale. Poi, subito dopo Pasqua, si terrà un secondo incontro cui parteciperà con ogni probabilità anche il Miur. Come è inevitabile, visto che, tanto per dirne una, i temi della formazione specialistica e dei fabbisogni per specialità sono tra i primi all’ordine del giorno. E se tutte le sigle tengono a sottolineare il clima interlocutorio e disteso che ha caratterizzato il vertice, ciascuna tiene a evidenziarne un aspetto. «Fondamentale sarà il confronto con il ministero dell’Istruzione», spiegano Costantino Troise e Giacomo Milillo, segretari nazionali rispettivamente dell’Anaao Assomed e della Fimmg. Mentre Pina Onotri (Smi) ha chiesto esplicitamente la «riqualificazione del percorso formativo in Medicina generale».
La formazione specialistica. Alla lettera a), dedicata alla formazione specialistica dei medici, si conferma l’istituzione di una rete formativa regionale costituita sia da strutture universitarie sia da strutture ospedaliere, che siano accreditate in base a criteri Miur-Salute. Volume complessivo di attività, complessità della casistica e livello tecnologico delle strutture sono requisiti ulteriori di accreditamento, che vanno a modificare l’articolo 43 Dlgs 368/1999.
Per i medici specializzandi che saranno inseriti nelle strutture accreditate, si prevede una «graduale assunzione di responsabilità assistenziale», mentre la valutazione finale del giovane camice bianco resterà in capo alla scuola di specializzazione. Le Regioni potranno finanziare esse stesse i contratti di formazione specialistica di cui al decreto 368.
La carriera. Lo sviluppo professionale di carriera della dirigenza è disciplinato «introducendo misure volte ad assicurare una maggiore flessibilità nei processi di gestione delle risorse umane, definendo e differenziando all’interno della dirigenza medica e sanitaria percorsi di natura gestionale e percorsi di natura professionale». In particolare, si prevede: una carriera professionale distinta da quella manageriale; l’implementazione dei sistemi di valutazione delle competenze professionali acquisite.
Il fabbisogno. Va definita una metodologia condivisa Salute-Regioni, che consenta di individuare standard di personale, così da determinare il fabbisogno di professionisti dell’area sanitaria. Sei i parametri: qualitativi e di efficienza di utilizzo delle risorse umane; obiettivi e Lea indicati nel Piano sanitario nazionale e in quelli regionali; reti di offerta territoriali e ospedaliere e loro sviluppo (legge 135/2012); cambiamenti nella domanda di salute (demografici ed epidemiologici); evoluzione tecnologica; sviluppo delle competenze dei professionisti sanitari.
Le Regioni e le Pa, nell’individuare gli standard secondo i criteri elencati sopra, ne definiranno i tempi di attuazione in relazione all’evoluzione dei propri modelli organizzativi, per poi sottoporli all’attenzione del ministero della Salute.
Il precariato. Per assicurare l’erogazione dei Lea e la sicurezza delle cure, andranno individuate «specifiche misure per la stabilizzazione del personale precario, attraverso procedure concorsuali, anche tenendo conto della riorganizzazione dei servizi».
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