Dal governo
Salute migranti, troppe decisioni pregiudiziali: ricordiamoci dei numeri
di Patrizia Carletti (Osservatorio sulle disuguaglianze nella salute della Regione Marche)
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) stima nel mondo, alla fine del 2014, circa 60 milioni di profughi che scappano da guerre, persecuzioni, disastri ambientali, povertà; quasi 9 su 10 (86%) si trovavano in regioni e paesi considerati economicamente meno sviluppati e circa la metà sono bambini . I tre massimi produttori di profughi sono Siria, Afghanistan e Somalia. I principali paesi di ricezione di profughi sono Turchia, Pakistan, Libano, Iran, Etiopia e Giordania .
Per quanto riguarda gli sbarchi sulle coste italiane (principale frontiera di accesso in Italia), i dati forniti dal Ministero dell'Interno stimano che nel 2014 sono arrivati 170.100 profughi; nei primi 10 mesi del 2015 sono sbarcati 141.039 profughi, con un calo del 9,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ad oggi il numero totale dei migranti presenti nelle strutture di accoglienza è di 99.722 (temporanee + Cara + Sprar, Fonte Ministero dell'Interno).
Si tratta in media di 17 richiedenti protezione internazionale/rifugiati ogni 10.000 abitanti.
Dal momento che al 31 dicembre 2014 sono regolarmente presenti in Italia 5.014.437 di cittadini stranieri, i richiedenti protezione internazionale/rifugiati rappresentano solamente l'1,9% dei gli stranieri in Italia e appena lo 0,1% dell'intera popolazione in Italia.
Si tratta di un esiguo numero di persone tra cui minori anche non accompagnati e donne, vulnerabili, cui il diritto internazionale e comunitario hanno diritto ad una accoglienza dignitosa.
Sul piano sanitario il gruppo tecnico interregionale “Immigrati e Servizi sanitari” coordinato dalla Regione Marche e operante per la Commissione Salute (coordinata dalla Regione Emilia Romagna) insieme a Simm e Inmp sta affrontando alcune questioni su come viene organizzata l'accoglienza e l'assistenza sanitaria da parte dei Servizi Sanitari Regionali, quali sono i protocolli sanitari adottati, quali i problemi di salute hanno queste persone vulnerabili, nell'intento di individuare gli interventi più appropriati, in un'ottica di efficacia e di efficienza.
Per quanto riguarda la Regione Marche di recente il Presidente della Giunta, Luca Ceriscioli, ha siglato un articolato Protocollo di intesa con la Prefettura di Ancona, coordinatrice del Tavolo regionale del Ministero dell'Interno, che prevede un dettagliato Protocollo di accoglienza e assistenza sanitaria ai richiedenti protezione internazionale presenti nella regione.
È doloroso notare che sempre più spesso le questioni della salute vengano tramutate in esclusive questioni di “costi”, senza una reale analisi dei costi/benefici e che quand'anche siano prodotte analisi dei costi queste vengano totalmente trascurate dei decisori: ci si riferisce ad esempio alla esclusione di fatto dalle cure che avviene attraverso l'obbligo di sostenere spese assistenziali che evidentemente questi soggetti vulnerabili non possono affrontare fino a quando non siano in grado di produrre un reddito minimo.
E questo anche in violazione dell'Art. 17 comma 4 della Direttiva 2013/33/Ue del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (rifusione): «Gli Stati membri possono obbligare i richiedenti a sostenere o a contribuire a sostenere i costi delle condizioni materiali di accoglienza e dell'assistenza sanitaria previsti nella presente direttiva, ai sensi del paragrafo 3, qualora i richiedenti dispongano di sufficienti risorse, ad esempio qualora siano stati occupati per un ragionevole lasso di tempo».
I migranti forzati sono persone vulnerabili e tra questi c'è un elevato numero di persone che hanno subito violenze e torture nel paese di origine e/o durante i lunghi viaggi per cui è particolarmente necessario individuare e curare le patologie psico-traumatiche anche per evitare avere nel territorio malati psichiatrici che non possono curarsi con gravi ricadute sull'intera collettività, ricoveri in urgenza, più costosi ecc.
Le domande da farsi
prima di assumere decisioni
- Qual è l'analisi dei costi che mostra un reale risparmio economico nel ridurre la durata dell'esenzione dal pagamento del ticket di qualche mese a 100.000 persone vulnerabili su 61 milioni di cittadini presenti in Italia??
- Qual è l'importo che ogni cittadino italiano paga pro capite all'Unione Europea per le numerose procedure di infrazione cui l'Italia è sottoposta per la gestione dell'accoglienza ai richiedenti protezione internazionale?
E ancora si potrebbe continuare con la questione della sempre più risicata assistenza sanitaria ai cosiddetti extracomunitari “irregolari”, anche essi un numero veramente esiguo. Al di là dell'immaginario collettivo alimentato dalle opinioni “non informate” gli studiosi stimano in tutta Italia circa 300.000 persone in condizioni di irregolarità ovvero solamente 6 immigrati su 100 – tra cui 12-15.000 minori.
- Perché non si tiene conto delle analisi dei costi svolte dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno che mostrano che le strutture d'accoglienza producono un impatto positivo sul territorio, generando un indotto in termini di professionalità attivate, consulenze ed altri servizi?
- Perché non viene mai ricordato che la stima del rapporto tra costi e benefici dell'immigrazione in Italia è in attivo di circa 4 miliardi di euro ?
Anche i dolorosi fatti di questi giorni mostrano che l'esclusione sociale e dal welfare di gruppi di popolazione presente nei nostri territori, nelle nostre città, non paga; anzi ha dei costi elevatissimi per tutta la collettività ed è sulla base di queste evidenze che i decisori dovrebbero prendere le decisioni !
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