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Long Term Care/ Italia Paese di badanti e cargiver. Welfare pubblico per pochi, gestori alle porte. L'analisi Cergas Bocconi

di Barbara Gobbi

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La coperta del welfare pubblico continua a essere cortissima quando si guarda agli anziani e soprattutto è una coperta strappata: qualche zona d'Italia la copre meglio, tutte le altre decisamente no. E allora il nostro continua a essere, ben che vada, un Paese di badanti e di caregiver. Non che le Regioni non si siano date da fare in questi anni, anzi la produzione normativa è più che generosa (365 atti tra 2015 e 2019), ma l'introduzione di servizi innovativi è limitata al 10,7% di tutti i provvedimenti. Mentre proprio di innovazione ci sarebbe bisogno, per affrontare la bomba demografica che vede un aumento del 4,6% tra 2013 e 2016 degli anziani non autosufficienti. A tracciare il quadro con un occhio al futuro è il secondo Rapporto sull'innovazione e il cambiamento nel settore Long Term Care realizzato da Cergas Sda Bocconi con il supporto di Essity, azienda svedese che opera nel settore dell'igiene e della salute.

I dati. I servizi oggi disponibili - pubblici e privati - non riescono ancora a fornire una risposta adeguata ai bisogni delle famiglie. In questo scenario, le badanti hanno superato il milione nel 2018 confermando di essere la soluzione più diffusa e capillare nel nostro Paese, a fronte dei 287.000 anziani ospitati in Rsa ogni anno. Mentre si ripropone anche per l'assistenza ai vecchietti la classica macchia di leopardo, con tre aree individuate dal Report:
in Molise, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria, Abruzzo e Campania sia i servizi pubblici che la presenza di badanti sono molto poco diffusi, tra il 14 e il 30% della popolazione over 75 non autosufficiente. In questo caso il peso della cura è molto spostato sulle famiglie; in Valle D’Aosta, Umbria, Toscana, Sardegna, Lazio, Friuli, Liguria ed Emilia-Romagna la rete delle badanti arriva a coprire tra il 41 e il 65% del fabbisogno degli over 75, in presenza di una diffusione eterogenea di servizi pubblici. Infine, in Veneto, Piemonte, Trento e Lombardia la rete pubblica è molto più estesa così come il ricorso a badanti, tanto che i due servizi insieme forniscono una copertura che supera il 70%. «Questi dati mostrano profonde differenze tra territori regionali che corrispondono a diversi contesti socioeconomici ma anche a diversi modelli di welfare pubblico e articolazione del settore sociosanitario - commenta Elisabetta Notarnicola, Associate Professor of Practice, Divisione Government, Health e Not for Profit presso Sda Bocconi School of Management -. Esistono infatti aree più organizzate, in cui c’è stato un più alto investimento nel settore LTC, che nel tempo ha permesso una buona strutturazione del sistema sociosanitario accompagnato anche da una maggiore organizzazione delle famiglie che scelgono di rivolgersi a servizi privati e strutturati. In altri contesti, invece, il caregiving familiare è molto più intenso e continua a rimanere la prima (e talvolta unica) risposta».

Le prospettive. Poiché l'invecchiamento della popolazione segue un trend inarrestabile, serve un cambio di passo. Se resta immobile - spiegano ancora dalla Bocconi - il welfare pubblico rischia di essere messo a dura prova dalla continua espansione della popolazione non autosufficiente. «In prospettiva sappiamo che la sfida demografica e, quindi, anche l’aumento dei non-autosufficienti, è implacabile. I servizi per come li conosciamo oggi, ci mostrano che il welfare pubblico riesce ad arrivare fino ad un certo punto considerando che le risorse finanziarie a disposizione sono limitate e contingentate anche da un periodo di scarsa crescita - afferma ancora Elisabetta Notarnicola -. Il nostro Rapporto vuole quindi promuovere una riflessione sulle modalità che ci permetteranno di gestire la crescita dei fabbisogni e di offrire dei servizi in grado di dare una migliore risposta ad un numero sempre più alto di persone». Se l'innovazione dei servizi promossa dai gestori del settore sociosanitario sta favorendo il cambiamento, gli investimenti sono anche su questo fronte ancora limitati, con la conseguenza che l'impatto stesso di nuove modalità di presa in carico risulta poco incisivo. L'assistenza su questo fronte rimane quindi poco strutturata. Ma è qui, indicano dal Cergas Bocconi, che ci si deve orientare: «Le politiche pubbliche - è l'indicazione degli estensori del Report - si orientino in questa direzione anche coinvolgendo i gestori dei servizi e ascoltando la voce delle famiglie»


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