Aziende e regioni
Le Asl e e l'imbroglio dei doppi pagamenti
di Ettore Jorio (Università della Calabria)
È frequente registrare, in alcune aree del Paese, doppi pagamenti, alcuni per milioni di euro, effettuati dalle Asl riferiti a crediti di erogatori privati accreditati fattorizzati. In sintesi, ivi è sovente constatare che i pagamenti sono stati eseguiti sia in favore delle società di factoring che dei creditori originari.
Francamente non si comprende come abbiano fatto le Regioni, le Asl e, ove imposti dal Governo, i Commissari ad acta a non accorgersi, tempestivamente, di siffatto anomalo accaduto, per lo più scoperto grazie a verifiche effettuate dalle forze dell'ordine. La Regione, tenuta a fare altrettanto con il proprio bilancio, con l'apporto verificatore cui sono legislativamente chiamati i suoi revisori I manager che si sono succeduti nelle Asl, con i loro dirigenti competenti nello specifico, con tanti revisori a disposizione. I Commissariati ad acta posti a sentinella e tutela (!) del bilancio consolidato della sanità, con al seguito advisor - a questo punto - pagati senza fare alcunché.
L'anomalia contabile
A tal uopo, è appena il caso di ricordare che le aziende sanitarie, in quanto vere e proprie «imprese», sono trattate come le omologhe private, ovverosia godono di autonomia imprenditoriale e sono, pertanto, obbligate ad adottare una contabilità economico-patrimoniale. Una contabilità c.d. generale che dovrebbe (ma nessuno se ne preoccupa, commissari compresi) essere anche assistita da quella analitica, ove i costi vengono imputati alle singole parti in cui può essere suddivisa la struttura aziendale, attraverso la corretta generazione di appositi centri di costo e responsabilità.
Quanto accaduto rappresenta l'ennesima anomalia, ove vigono contabilità aziendali altrettanto anomale, con la complicità di tesorieri non propriamente efficienti, tanto da non essere neppure in grado di indicare alle aziende «tesorizzate» i titoli di credito cui si riferiscono le somme prelevate coattivamente. Un'anomalia nei confronti della quale gli enti/organismi sovraordinati e collaborativi (Regioni, commissariati ad acta, se istituiti, advisor e revisori di tutti i tipi) hanno fatto «occhio e orecchio da mercante», così come avvenuto - per esempio - in Calabria. Tutti incuranti del dramma che i doppi pagamenti di forniture e/o servizi hanno realizzato quasi ovunque, impedendo alla sanità pubblica di fare buon uso delle altrimenti relative ingenti disponibilità, funzionali ad offrire ai cittadini una qualche miglioria. Una miglioria della quale, nelle regioni commissariate (salvo il Lazio), non si vede neppure l'ombra e della quale c'è tanto bisogno, atteso che ivi è dato constatare una sanità naufraga in un mare di debiti e in condizioni erogative quasi da terzo mondo.
Ma vi pare una cosa normale che si scopra solo oggi l'esistenza di pagamenti indebiti, per milioni di euro, in una organizzazione della salute, soprattutto meridionale, che ha peraltro impunemente pagato, a fronte di lodi, indebite pretese economiche (i c.d. extrabudget) degli erogatori privati, nonostante sonoramente bocciate dai Tribunali?
Ebbene, a siffatte latitudini tutto sembra essere possibile, ove si tenta di far passare come normale la mancata rilevazione contabile dei doppi pagamenti che, proprio perché pagati indebitamente due volte, avrebbero comportato il passaggio del creditore beneficiato dall'avere in dare. Ovverosia avrebbero dovuto obbligare la trasformazione dei relativi importi da debiti da soddisfare in crediti da esigere. Un evento che avrebbe dovuto imporre ai manager di chiedere subito, in via ordinaria, la ripetizione del debito (rectius, la restituzione immediata) di quanto corrisposto sine titulo.
Gli interrogativi
Ma che contabilità economico-patrimoniale è quella delle Asl, tenuto conto che ogni comune ragioniere avrebbe individuato l'anomalia delle mancate rilevazioni, dimostrative del doppio pagamento? Un interrogativo che un qualsiasi imprenditore privato, degno di questo nome, avrebbe posto ai propri contabili!
Al riguardo, cosa hanno fatto e fanno i revisori aziendali? Non solo. E la Regione con il suo organo di revisione e se commissariata con i suoi «efficienti» e super pagati advisor (si ripete, per fare nulla)? E ancora. Cosa hanno fatto i commissari ad acta, preposti alla cura del bilancio della salute regionale? Quel genere di impropria cura (!) che soventemente si trasforma, ad ogni livello, come generatrice di una ulteriore malattia: la rovina dell'assistenza sanitaria!
L'accaduto complessivo sembrerebbe a chiunque inverosimile. Purtroppo, è la verità. Di conseguenza - dal momento che in esso si concretizzerebbero pesanti responsabilità di chi ha incassato senza titolo, ma anche dei titolari di tutti i gradi di governo della spesa - sarà di certo oggetto di analisi delle magistrature competenti, tenute a verificare a 360° anche le eventuali complicità esterne.
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