Aziende e regioni
Standard ospedalieri, strumento utile a riorganizzare le cure ma serve aggiornamento continuo
di Fondazione Gimbe
Direttori generali, sanitari e amministrativi e responsabili della programmazione sanitaria regionale hanno partecipato il 20 novembre alla convention “Innovazioni organizzative tra ospedale e cure primarie. La chiave per la sostenibilità del Ssn”, organizzata dalla Fondazione Gimbe per condividere con il top management della sanità italiana opportunità e criticità del “Regolamento sugli standard qualitativi, tecnologici, strutturali e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera”, uno dei pochi traguardi raggiunti dal Patto per la Salute.
Nella sessione inaugurale Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione Gimbe – ha presentato le previsioni sul trend del finanziamento 2016-2025, da cui emerge che la sostenibilità del Ssn è strettamente legata al processo di disinvestimento da strutture, processi e prestazioni inefficaci, dannosi, inappropriati e dal low-value. In questo processo è indispensabile l’utilizzo degli strumenti di clinical governance per favorire il trasferimento delle migliori evidenze alle pratiche professionali e alla riorganizzazione dell'assistenza sanitaria, al fine di ridurre gli sprechi conseguenti al sovra- e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie e all’inadeguato coordinamento dell'assistenza tra ospedale e cure primarie. In particolare, un’adeguata riorganizzazione della rete ospedaliera guidata dagli standard e dai dati del Programma Nazionale Esiti permetterebbe alle Regioni un cospicuo disinvestimento da sprechi e inefficienze che, oltre a consumare preziose risorse, peggiorano gli esiti di salute delle persone.
Mario Braga – Agenas – ha analizzato le relazioni tra diseguaglianze e sostenibilità, precisando che un Ssn sostenibile deve centrare quattro obiettivi: rispettare le finalità costitutive, soddisfacendo i bisogni di salute e di servizi sanitari degli individui e della collettività; produrre benessere; essere dinamico, reagendo e adattandosi a cambiamenti culturali, sociali, tecnologici, economici, di aspettative ed epidemiologici; rispettare il futuro, non compromettendo bisogni e aspettative delle prossime generazioni.
La sessione interattiva ha permesso di confrontare le posizioni dei partecipanti sulle sei sezioni principali del documento sugli standard ospedalieri: classificazione delle strutture ospedaliere, standard di strutture per singola disciplina, volumi ed esiti, reti ospedaliere, standard generali di qualità e continuità ospedale-territorio. Dai risultati della survey ha preso il via il confronto tra i vari stakeholders sugli standard ospedalieri come garanzia di equità e uniformità dell'assistenza su tutto il territorio nazionale. Ettore Attolini (Ares Puglia), Mario Braga (Agenas), Tiziano Carradori (Aou Ferrara), Francesca Moccia (Cittadinanzattiva), Fausto Nicolini (Fiaso), Paolo Petralia (Aopi), Costantino Troise (Anaao Assomed), Franco Vimercati (Fism) e Gian Paolo Zanetta (Federsanità Anci) hanno concordato che gli standard ospedalieri rappresentano un eccellente punto di partenza, ma che numerose criticità organizzative della sanità italiana – enfatizzate dalla eterogeneità di 21 sistemi sanitari – rendono necessario sia un progressivo adeguamento del documento, facendo tesoro dei fattori facilitanti e degli ostacoli identificati da Regioni e Aziende sanitarie nella fase di applicazione, sia un costante e continuo coordinamento di Agenas.
Il report integrale della convention sarà pubblicato su Il Sole-24Ore Sanità del 1 dicembre.
Fondazione Gimbe
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